Il clima ecuadoregno ha raggiunto l’Italia, un anno dopo
Quito, la capitale ecudoriana che sorge a circa 2850m sulle Ande, si distingue nettamente rispetto alle altre cittá ecuadoriane per moltemplici aspetti. Innanzi tutto é importante considerare la sua opposizione a Guayaquil (1.985.379 abitanti ), l’indipendentista cittá costegna che, per rappresentanza economica, concorre ad una Quito (1.399.378 abitanti ) tutta politica.
Quito si distribuisce tra le pendici della catena Pichincha, circondata dal verde delle sue cime irregolari che scompaiono tra le nuvole di un cielo capace anche di scendere in pianura, fino ad abbracciare l’intera capitale. Si, perchè tutt’attorno le abitazioni quitegne scendono come lava vulcanica, verso la pendenza della propria profonditá. Ma durante l’anno 2007/2008, il clima ecuadoriano é stato duro con tutti; ad ogni modo, nella zona costegna sembrava accanirsi senza dar tregua alla gente e alle sue case, alle sue terre, alla loro quotidianitá devastate dagli inclcolabili disastri che ha causato. Milioni di abitanti della zona dei fiumi, la zona de Los Ríos che si attraversa scendendo dalle Ande in direzione della costa, hanno vissuto da sfollati, per mesi. Un amico giornalista realizzó un servizio in occasione di una visita che andó a portar loro: le foto che io stessa ho avuto modo di vedere, ritraevano le barche che erano i loro mezzi di trasporto e i sorrisi di tutta quella gente. I bambini giocavano a tuffarsi in quelli che, mesi prima, erano i loro cortili. Anche il presidente della Repubblica ecuadoregna, il giovane Rafael Correa, criticato dalla stampa per la sua incontrollabile irascibilitá e la sua difettevole capacitá diplomatica, ma affascinante, invece, per molte signore, fece loro visita. Dimostró, cosi diciamo, di aver preso visione della loro drammatica situazione.
Correa é considerato da molti il presidente del neo socialimo latinoamericano; il presidente di tutti, una speranza secondo molti. Correa visse e si laureó all’estero, in Belgio; sposó una signora belga dalla quale é separato ormai da anni. I quotidiani parlano di lui in base alla tiratura politica: un pó come in Italia, insomma. Forse molti dei dei lettori avran viaggiato per il continente verde e sapranno che i muri delle case, specie di quelle esposte ai principali percorsi stradali, si pittura la propaganda politica nazionale o comunale. Quindi, al contrasto dei colori verde e blu, leggeremo “Dale Correa!”.
Dati statistici forniti da fonti attendibili, dichiarano che in America latina, 3.400 persone muoiono ogni giorno per incidenti stradali urbani ed extraurbani. Queste persone vivono, in pratica, quotidianamente privati per un’alta percentuale di quella che A.Sen ha definito “libertá negativa” . In Ecuador l’assicurazione dei veicoli é entrata in vigore da gennaio 2008; un rimborso di poche migliaia di dollari é prevista per i familiari dei deceduti; da marzo é previsto anche un rimborso delle spese mediche per i feriti. In molti stanno lavorando per ridurre questo numero e
contribuire, cosí, a migliorare la qualitá di milioni di persone che ricorrono ai mezzi pubblici anche per dirigersi al lavoro. L’assicurazione (SOAT), del resto, non é tuttavia obbligatoria. Forse bisognerebbe prima costituire un sistema di controllo. Il problema grosso per i viaggi extra-urbani che ha colpito molti bus durante questo ultimo anno piovoso, é stato il fenomeno de los derrumbes, ossia masse di terra fangosa che cedevano dalle montagne sui fianchi delle quali si viaggiava; in molti sono stati sorpresi da queste calamitá (prevedibili?) e caduti giú, di sotto
(quebradas).
Ad ogni modo, l’Ecuador si distribuisce al di qua, lungo la costa Pacifica, e al di la, verso l’Amazzonía, all’incrocio delle Ande. Gode di 7 vulcani di cui alcuni ancora attivi e dell’innevato e maestoso Cotopaxi, che raggiunge i 5.897m di altitudine. Una cima tra le piú gettonate mete turistiche, frequentata da appassionati ed esperti scalatori che sfidano le vette per arrivare a respirare quell’aria rarefatta, accompagnati da guide turistiche rigorosamente locali. Ma Quito continua la sua spola e la sua crescita di rarefazione d’altitudine andina. Per alcuni, almeno all’arrivo, la sensazione del respiro leggermente affaticato resta sorprendente. A me girava la testa. Ma se vi aspettate di incontrare una capitale dal fascino tutto andino, allora Quito non é esattamente la meta piú soddisfacente. Dentro le abitazioni quitegne non ci sono, di regola, i riscaldamenti. Quindi in casa fa generlamente freddo. Ma nel centro di Quito molte case e condomini sono lussuosi, come nella maggior parte delle capitali sudamericane; alcuni sono dotati anche di un accogliente caminetto. Ad ogni modo, durante almeno cinque dei mesi a cavallo tra questo e lo scorso anno, asciugare i vestiti in lavanderia (questa stanza c’é quasi di regola in ogni casa), é stata per molti davvero un’impresa.
Antonella De Bonis
antonella.debonis@tiscali.it
Antonella De Bonis ha svolto in Equador dall’ottobre 2007 all’ottobre 2008 un attività di volontariato internazionale per conto del FOCSIV , in collaborazione con l’OLP.CECIM (Comitato Ecautoriano con la Commissione interamericana per le Donne) di Quito, in qualità di supervisionatrice nel Centro di formazione professionale del Cecim. Recentemente è stata ospite dell’Associazione dei Mantovani nel Mondo Onlus per un incontro di aggiornamento sulla presenza e sulle necessità delle comunità italiane nei paesi andini.