Lunario contadino di Franco Turrina
Umili azioni degli uomini, figli della millenaria cultura contadina.
Gennaio
Febbraio
Le notti fredde e ventose di febbraio, chiamano a raccolta congressi di gatti..
I miagolii profondi, quasi lamenti umani, intercalati da zuffe improvvise, soffiate, dal fienile alla stalla, ci ricordavano che era febbraio e che i gatti andavano felicemente in amore.
La pulizia dei fossi si effettuava in questa stagione.
Tutti i canali di irrigazione e di servizio venivano prosciugati e puliti dai detriti e dalle erbacce accumulatesi. Sistemate e riparate le chiuse di regolazione, controllati gli argini.
Sempre in febbraio, in campagna si dovevano approntare le buche per angurie, meloni e zucche. Erano buche abbastanza profonde, distanziate tre, quattro metri, riempite di letame e ricoperto da un cumulo di terra. In aprile poi, spianato il cumulo si sarebbero affondati i semi.
Marzo.
L’ultima neve ha resistito negli anfratti e lungo i muri a tramontana, ma ora il vento, non più gelido, ha pulito ogni traccia e qua e la fanno capolino le ortiche novelle e primi fiori di primavera. In campagna i lavori incombono:
Ultimare la potatura degli alberi da frutta e delle vigne, legare i tralci e posizionare nuovi pali di sostegno. Pettinare i prati con l’erpice leggero o con l’impiego di rami di platano, legati a forma di una grossa scopa, trainata da cavalli. La “pettinatura” dei prati aveva lo scopo di rompere gallerie superficiali lasciate degli insetti e dal gelo nel terreno, inoltre, triturare grumi di letame che vi era stato sparso a novembre.
Dopo questa operazione, si raccoglievano eventuali sassi affiorati. Il prato doveva essere pulito onde evitare danni futuri alla falciatrice meccanica o alle falci a mano.
Non è una gran rima, ma nelle giornate di tiepido sole veniva adottata dai più.
Anche dicembre e febbraio contengono un’erre, ma le rane in quei mesi erano protette in profondi cunicoli nel terreno, in letargo. Per non sbagliare e data la fame, noi mangiavamo rane dalla primavera al tardo autunno, indipendentemente dal mese con o senza la erre..
In quella stagione le donne si apprestavano a fare la prima “bugada” dell’anno.
Lasciato raffreddare ed a macero per una notte, il giorno dopo si toglieva il tappo della “soiola“, (la vecchia tinozza a doghe di legno), e raccolta la lisciva, (liquido grigiastro sgrassante), per ulteriori piccoli lavaggi. Con la lisciva le nostre mamme c’imponevano un energico lavaggio dei piedi che risultavano veramente puliti e profumati.