La processione della bandiera di Fredy Gambetta
“In omaggio al 190° dell’indipendenza del Perù (28 luglio 1821 -28-luglio 20119 proponiamo questo articolo di Fredy Gambetta, scrittore e poeta di origine italiana che vive a Tacna, gia pubblicato sul sito www.peruanita.org e di cui ho curato la traduzione (Pi.Li.)
Il racconto seguente è un frammento di: “L’Ardente Silenzio”, primo romanzo storico di Tacna ambientato negli anni dal 1899 al 1911. Registra con fedeltà l’episodio occorso nella frustrante celebrazione della Festa Nazionale, il 28 luglio 1901, che dette origine ad una delle più grandi manifestazioni fatte dai cittadini di Tacna e che è conosciuta come “La processione della bandiera”.
..., nel mese di giugno, nell’inverno del 1901,si incontrarono casualmente Federico Barreto (il grande poeta che descrisse la tragedia dell’invasione cilena) e Gerardo Vargas che erano appena giunti ad Arica, chiamati come sempre dall’amor patrio.
Conversavano in piazza Colon…
Federico cosa preparate per il 28. Mancano pochi giorni ora, in proposito?
Come tutti gli anni abbiamo ottenuto di andare direttamente dall’Intendente per sollecitare un permesso. In questo incontro, non ci hanno concesso nessun permesso per le celebrazioni pubbliche.
Non mi dire? Sapevo dell’asprezza della “cilizzazione”, fa sul serio. Ci obbligano a raddoppiare l’ingegno per festeggiare la Patria!
E’ Così, Gerardo. La Società degli Artigiani ha commissionato una grande bandiera di seta, con bordature d’oro. Questo bandierone lo porteremo per le vie
Come Farete ? Non hai detto che hanno proibito la manifestazione?
Certamente! è chiaro che hanno proibito manifestazioni, schiamazzi, espressioni di giubilo. Quello che abbiamo escogitato sarà diverso. Sarà una processione della bandiera -disse Barreto.
Non mi dire? Sapevo dell’asprezza della “cilizzazione”, fa sul serio. Ci obbligano a raddoppiare l’ingegno per festeggiare la Patria!
E’ Così, Gerardo. La Società degli Artigiani ha commissionato una grande bandiera di seta, con bordature d’oro. Questo bandierone lo porteremo per le vie
Come Farete ? Non hai detto che hanno proibito la manifestazione?
Certamente! è chiaro che hanno proibito manifestazioni, schiamazzi, espressioni di giubilo. Quello che abbiamo escogitato sarà diverso. Sarà una processione della bandiera -disse Barreto.
Mi sorprendi disse Gerardo. Dammi più dettagli, spiegami come sarà questa cosa della processione della bandiera.
Calma , calma amico . Ti spiego. Una volta che gli Artigiani avranno terminato il telone che ti ho detto, nomineremo una commissione formata da Miguel Gonzales, Amadeo Céspedes, Manuel Mena, Pablo Silva, Julio Gómez, che tu conosci per la loro integrità patriottica. Questa commissione si incontrerà con l’Intendente ad interim Salvador Vergara, sollecitando il permesso per realizzare pubblicamente una manifestazione, per l’anniversario dell’indipendenza che avrà come momento centrale la benedizione del bandierone.
Cosa rispose l’Intendente?
Disse che per nessuna ragione avrebbe permesso la manifestazione pubblica, ne la cerimonia, meno ancora bandiere peruviane nelle vie, perché, oltretutto esibire le bandiere è proibito fin dal 1898 e causano malumori nei cileni. Quando sembrava tutto perduto la commissione si accordò per ritornare per un negoziato il giorno seguente con una nuova proposta.
Il gionalista ariqueño guardava attentamente Barreto, ansioso nella speranza di capire la soluzione dell’episodio così importante.
All’insistenza della commissione, Vargara disse loro che mettessero il telone in una cassa fino alla chiesa di S.Ramon e che nella medesima forma tornassero nei locali dell’Associazione. Aggiunse che in quel modo si evitava un conflitto.
Calma , calma amico . Ti spiego. Una volta che gli Artigiani avranno terminato il telone che ti ho detto, nomineremo una commissione formata da Miguel Gonzales, Amadeo Céspedes, Manuel Mena, Pablo Silva, Julio Gómez, che tu conosci per la loro integrità patriottica. Questa commissione si incontrerà con l’Intendente ad interim Salvador Vergara, sollecitando il permesso per realizzare pubblicamente una manifestazione, per l’anniversario dell’indipendenza che avrà come momento centrale la benedizione del bandierone.
Cosa rispose l’Intendente?
Disse che per nessuna ragione avrebbe permesso la manifestazione pubblica, ne la cerimonia, meno ancora bandiere peruviane nelle vie, perché, oltretutto esibire le bandiere è proibito fin dal 1898 e causano malumori nei cileni. Quando sembrava tutto perduto la commissione si accordò per ritornare per un negoziato il giorno seguente con una nuova proposta.
Il gionalista ariqueño guardava attentamente Barreto, ansioso nella speranza di capire la soluzione dell’episodio così importante.
All’insistenza della commissione, Vargara disse loro che mettessero il telone in una cassa fino alla chiesa di S.Ramon e che nella medesima forma tornassero nei locali dell’Associazione. Aggiunse che in quel modo si evitava un conflitto.
Sembrava tutto perduto.
La commissione insiste spiegando che a Tacna la collettività straniera inalberava le loro bandiere e che non era giusto che ai peruviani che stavano sulla propria terra fosse proibito questo diritto.
Immediatamente successe qualcosa di straordinario, Gerardo, qualcosa di incredibile; il Generale Vergara cambiò il tono della sua voce per dire ai tacnesi che: concedeva il permesso richiesto alla condizione, sotto la loro responsabilità personale, che nel portare la bandiera per le vie, i peruviani non avrebbero fatto nessuna manifestazione a carattere patriottico. Esigeva, in maniera concreta che non vi fossero esclamazioni, ne evviva , ne gridi che significassero una provocazione verso i cileni.
Mi raccontò Julio Gomez – continuò Barreto- che loro, in un primo momento furono sconcertati, però che di comune accordo accettarono e assicurarono l’Intendente che non si sarebbe ascoltato nessun grido per le vie.
Che brav’uomo…, Eccellente – disse Vargas- Però non era la stessa opinione della gente…Si tratta della festa della Patria, Gerardo, tu conosci la civiltà e l’educazione degli abitanti di Tacna.
Alle prime ore del mattino, apparirà nella Voce del Sud un appello, in prima pagina, perchè la popolazione comprenda l’impegno della parola data dai commissari all’Intendenza.
Immediatamente successe qualcosa di straordinario, Gerardo, qualcosa di incredibile; il Generale Vergara cambiò il tono della sua voce per dire ai tacnesi che: concedeva il permesso richiesto alla condizione, sotto la loro responsabilità personale, che nel portare la bandiera per le vie, i peruviani non avrebbero fatto nessuna manifestazione a carattere patriottico. Esigeva, in maniera concreta che non vi fossero esclamazioni, ne evviva , ne gridi che significassero una provocazione verso i cileni.
Mi raccontò Julio Gomez – continuò Barreto- che loro, in un primo momento furono sconcertati, però che di comune accordo accettarono e assicurarono l’Intendente che non si sarebbe ascoltato nessun grido per le vie.
Che brav’uomo…, Eccellente – disse Vargas- Però non era la stessa opinione della gente…Si tratta della festa della Patria, Gerardo, tu conosci la civiltà e l’educazione degli abitanti di Tacna.
Alle prime ore del mattino, apparirà nella Voce del Sud un appello, in prima pagina, perchè la popolazione comprenda l’impegno della parola data dai commissari all’Intendenza.
Un viva Perù o un morte al Cile poteva poteva provocare una tragedia. In quel giorno, lo sappiamo, la polizia di sicurezza e i militari del Rancagua e Atacama saranno appostati ai lati del percorso della processione. Lanciamo i nostri evviva dentro al cuore. Ogni occhiata alla bandiera sarà una promessa, un rinnovamento dei nostri voti peruviani, non succederà nulla te lo assicuro Gerardo.
Il 28 giugno del 1901 all’alba, fa freddo e il cielo è nuvoloso. Le piante ed i fiori sono coperti di rugiada e da una sottile pioggerellina mattutina.
Nel mercato già alle prime ore del mattino le donne di casa avevano provveduto a fare la spesa per esser pronte. I commercianti annunciarono che avrebbero tenuto aperto fino alle nove. Nessuno voleva mancare alla processione della bandiera. Le famiglie, nei loro splendenti e vistosi vestiti, le donne con gli abiti lussuosi della domenica. Gli uomini vestivano completamente di scuro ed i bambini di bianco con le cinture bicolori rosse e bianche incrociate nel petto.
La grande bandiera peruviana, trasferita per le anguste vie lastricate, per evitare i curiosi prima della benedizione, splende di fronte all’altare maggiore della chiesa di San Ramon. Lì c’era l’appuntamento con il popolo. La navata del tempio, alle dieci di mattina, ora indicata per l’inizio de la cerimonia religiosa, era stracolma di tacnesi e di alcuni abitanti di Ariqua arrivati con il primo treno.
Il tempio risulta essere troppo piccolo per accogliere tutti i patrioti che avevano lasciato deserta la città e le fattorie della valle. Quando iniziò la funzione religiosa il pubblico riempiva non solamente l’atrio ma tutte le vie intorno .
Sull’altare officiava il vicario de la parrocchia, Alejandro Manrique, accompagnato da due diaconi. A conclusione della cerimonia il sacerdote Manrique benedisse la bandiera sostenuta dai membri della Società degli Artigiani. I sacerdoti cantarono il Te- Deum…
Carissimi fratelli -disse padre Manrique, dal pulpito- siete venuti alla casa di Dio portando fra le vostre mani quello che avete di più sacro, dopo l’ostia benedetta che rappresenta il sacro corpo di Cristo, avete portato la bandiera nazionale, la sacra bandiera che rappresenta il corpo dell’amata patria. Così come nostro Signore si immolò sulla croce, così i nostri eroi nei campi di Tarapacà, San Francisco, Tacna, Arica, San Juan e Miraflores, sul mare e nei monti, ovunque, seguendo il sentiero dell’onore e del dovere, si immolarono avendo come lenzuolo mortuario un drappo rosso e bianco che simbolizza il Popolo e la Patria peruviana immortale .
Oggi, carissimi fratelli delle provincie di Tacna e Arica, con il pensiero di avere consegnato i suoi figli al campo di battaglia e malgrado l’ingloriosa presenza di un’invasore, che pattuì un plebiscito, da svolgersi entro dieci anni, patto che non è stato mantenuto, persino oggi che viviamo in un nuovo secolo non perdiamo la speranza di ritornare in seno alla patria, il Perù.
Carissimi figlioli -proseguì il sacerdote- oggi la patria ricorda l’ottantesimo anniversario della sua indipendenza. Ma nel Perù non c’è allegria. Non può esserci allegria mentre due carissime figlie, due figlie predilette si trovano sotto i piedi oppressori del trionfatore di ieri, che non applica e nega le parole avallate da un trattato a cui il nostro governo e il nostro popolo hanno creduto, come ci hanno creduto i paesi civili del mondo e specialmente i nostri fratelli dell’America.
Tacnesi e Ariquesi, la bandiera che ho appena benedetto guiderà i vostri sforzi i vostri sogni e le speranze. Essa sarà il polo dei vostri sacrifici. Essa ci indicherà il cammino dell’onore, della dignità, ci obbligherà a stare sempre all’erta. Abbiamo nelle vene il sangue degli incas, fondatori di un impero. Questo sangue indomito ci farà trionfare.
Il 28 giugno del 1901 all’alba, fa freddo e il cielo è nuvoloso. Le piante ed i fiori sono coperti di rugiada e da una sottile pioggerellina mattutina.
Nel mercato già alle prime ore del mattino le donne di casa avevano provveduto a fare la spesa per esser pronte. I commercianti annunciarono che avrebbero tenuto aperto fino alle nove. Nessuno voleva mancare alla processione della bandiera. Le famiglie, nei loro splendenti e vistosi vestiti, le donne con gli abiti lussuosi della domenica. Gli uomini vestivano completamente di scuro ed i bambini di bianco con le cinture bicolori rosse e bianche incrociate nel petto.
La grande bandiera peruviana, trasferita per le anguste vie lastricate, per evitare i curiosi prima della benedizione, splende di fronte all’altare maggiore della chiesa di San Ramon. Lì c’era l’appuntamento con il popolo. La navata del tempio, alle dieci di mattina, ora indicata per l’inizio de la cerimonia religiosa, era stracolma di tacnesi e di alcuni abitanti di Ariqua arrivati con il primo treno.
Il tempio risulta essere troppo piccolo per accogliere tutti i patrioti che avevano lasciato deserta la città e le fattorie della valle. Quando iniziò la funzione religiosa il pubblico riempiva non solamente l’atrio ma tutte le vie intorno .
Sull’altare officiava il vicario de la parrocchia, Alejandro Manrique, accompagnato da due diaconi. A conclusione della cerimonia il sacerdote Manrique benedisse la bandiera sostenuta dai membri della Società degli Artigiani. I sacerdoti cantarono il Te- Deum…
Carissimi fratelli -disse padre Manrique, dal pulpito- siete venuti alla casa di Dio portando fra le vostre mani quello che avete di più sacro, dopo l’ostia benedetta che rappresenta il sacro corpo di Cristo, avete portato la bandiera nazionale, la sacra bandiera che rappresenta il corpo dell’amata patria. Così come nostro Signore si immolò sulla croce, così i nostri eroi nei campi di Tarapacà, San Francisco, Tacna, Arica, San Juan e Miraflores, sul mare e nei monti, ovunque, seguendo il sentiero dell’onore e del dovere, si immolarono avendo come lenzuolo mortuario un drappo rosso e bianco che simbolizza il Popolo e la Patria peruviana immortale .
Oggi, carissimi fratelli delle provincie di Tacna e Arica, con il pensiero di avere consegnato i suoi figli al campo di battaglia e malgrado l’ingloriosa presenza di un’invasore, che pattuì un plebiscito, da svolgersi entro dieci anni, patto che non è stato mantenuto, persino oggi che viviamo in un nuovo secolo non perdiamo la speranza di ritornare in seno alla patria, il Perù.
Carissimi figlioli -proseguì il sacerdote- oggi la patria ricorda l’ottantesimo anniversario della sua indipendenza. Ma nel Perù non c’è allegria. Non può esserci allegria mentre due carissime figlie, due figlie predilette si trovano sotto i piedi oppressori del trionfatore di ieri, che non applica e nega le parole avallate da un trattato a cui il nostro governo e il nostro popolo hanno creduto, come ci hanno creduto i paesi civili del mondo e specialmente i nostri fratelli dell’America.
Tacnesi e Ariquesi, la bandiera che ho appena benedetto guiderà i vostri sforzi i vostri sogni e le speranze. Essa sarà il polo dei vostri sacrifici. Essa ci indicherà il cammino dell’onore, della dignità, ci obbligherà a stare sempre all’erta. Abbiamo nelle vene il sangue degli incas, fondatori di un impero. Questo sangue indomito ci farà trionfare.
Presto non vedremo una bandiera straniera fluttuare al vento puro del Perù, il corpo di Tacna e Arica si uniranno al sacro corpo della patria peruviana.
Al termine delle parole del parroco i fedeli si inginocchiarono e si fecero il segno della croce, in segno di saluto.
Questo atto, tanto solenne! Non ne ho visti uguali a Tacna e Arica- disse Pablo Rejas a Federico Barreto, e a voce bassa chiese al poeta: Quanta gente era presente -Federico?
Sono venute più di diecimila persone rispose il vate, viviamo momenti che non potremo cancellare dalla mente fino alla fine dei nostri giorni.
La folla attendeva pazientemente. Tutto era pronto, nessuno fiatava nel tempio, quando la bandiera rossa e bianca comparve fuori dal tempio la folla ebbe una reazione sola, si inginocchiò come se fossero alla presenza di Dio.
Ne una parola, ne un grido di disturbo, ne un evviva. Lacrime solamente, guardando il cielo con profondi sospiri. La moltitudine rimase in silenzio alcuni minuti che sembrarono secoli.
Successivamente a questo momento sublime, il direttorio della Società degli Artigiani si collocarono accanto alla bandiera accompagnando i portabandiera. La precedevano file di bambini vestiti di bianco con cinture rosse. La popolazione seguiva in silenzio.
La processione ripercorse le vie principali per giungere nei locali della Società degli Artigiani. Lì, deposero in un’urna l’insegna che aveva ricevuto la carezza dei petali dei fiori e il bacio di più d’un sopravvissuto alle battaglie di Arica e del Campo dell’Alleanza.
Durante il percorso come si era pattuito con l’Intendente, non si ascoltarono evviva, ne grida, solamente di tanto in tanto dei mormorii che erano l’eco delle preghiere.
Nelle case della città e nelle fattorie non si ebbero celebrazioni quel giorno. Solamente ricordi, preghiere ed il racconto che i vecchi facevano ai più giovani per mantenere vivo in loro l’amore per il Perù.
Fredy Gambetta (traduzione Pietro Liberati)