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Ci sono quelli che ..Storia di una notte al Pma (Punto Medico avanzato)

L’Aquila  tra paure, speranze e qualche risata. Testo raccolto da Dino Viani

Il P.M.A. (Punto Medico Avanzato) in Piazza d’armi a l’Aquila ha una trentina di posti letto per i ricoveri urgenti. Ha una sala di pronto soccorso ed una farmacia accanto. C’è luce al neon a differenza delle  tende nel campo ma nessun riscaldamento. Il gelo della notte sarà la forma di questo ricordo.  Ricorderò questo terremoto con un brivido di freddo, sempre. Ho appena concluso il turno di notte con alcuni miei colleghi del 118 di Pescara e tre infermieri teramani. Ora il PMA, passata la prima fase di emergenza, accoglie pazienti affetti da patologie che in genere non costituiscono un imminente pericolo di vita. Nei giorni immediatamente successivi alla scossa del 6 aprile, nel PMA sono transitate persone affette soprattutto da traumatismi vari. Sono state ricoverate qui dove hanno ricevuto le prime cure, i più gravi sono stati trasferiti in ospedali della regione. Questa notte si sono rivolti a noi soprattutto pazienti in preda al  panico.

La paura in questo campo è l’elemento comune a tutti: c’è chi  trema di paura, chi piange di paura, chi ride di paura, chi si mostra  indifferente per paura, è sempre la paura ad agire. i comportamenti ed anche i pensieri.  Le scosse non smettono mai: costituiscono lo sciame sismico che in  genere segue una grossa scossa. Questa notte alle 3 in punto c’è stata  una scossa 5.1. La paura, la solita paura, ha assunto la forma del  panico; ho sentito urla, lamenti, anche tirate comiche tese a  sdrammatizzare,  ma non saprei definire una manifestazione su tutte le  altre. La paura ha anche questa caratteristica: la monotonia delle forme. tutte le persone impaurite ti guardano negli occhi come per chiedere aiuto. Anche gli sbruffoni impauriti ti chiedono aiuto,  strafottenti ma in preda al panico, vorrebbero farti credere d’essere eroi ed invece non sono altro che “cagasotto”: la paura ci fa tutti “cagasotto”. Credo che molto si dovrà fare nel prossimo futuro per arginare la paura dirompente.  Le benzodiazepine non potranno costituire la soluzione al problema. Possono essere un tampone, un contenimento momentaneo ma dovremo inventarci altro visto che non basterà ricostruire le case.  Ieri sera ho conosciuto dei medici clown che lavorano con la paura, ci scherzano su, la accarezzano e la smontano, ci provano.  I bambini sembrano divertirsi,  anche gli adulti e gli anziani. Il teatro, la clownerie, possono essere in futuro delle possibili alternative alle benzodiazepine.

Ma c’è altro:

ci sono tossicodipendenti in trattamento che chiedono metadone ;  ci sono anziani affetti da Altzheimer che non sanno cosa stia succedendo intorno a loro; ci sono bambini senza scuola, bambini al freddo, bambini senza giochi;  ci sono alcolisti cronici che non hanno un posto dove comprare il vino che li riscaldi e li addormenti di notte; ci sono “barboni” che non hanno più i portici per dormire e non credono di  riuscirci in una tenda buia e fredda; ci sono schizofrenici che non sentono più voci e non hanno sigarette; ci sono clandestini che cercano clandestini che non si trovano; ci sono sciacalli, veri sciacalli, falsi sciacalli; c’è il battaglione San Marco che presidia i cumuli di macerie. Ma soprattutto c’è il freddo di notte. Che viene col buio. Forse è la paura che raggela l’aria, che chiama la notte e non il contrario. Quando si fa buio la gente entra nelle tende e arriva il silenzio.

Nel PMA cala l’affluenza,  solo paure: gente che si sveglia di notte,  gridando e con il cuore al galoppo,  e poi una vecchietta che vomita ed ha la pressione alta, una danna rumena con il mal di pancia, una bambina che  aspetta una iniezione di antibiotico.  E’ notte.

Lorenzo Marvelli  marvelli@email.it
(Infermiere del 118, attore e regista di in gruppo teatrale di ricerca)
Testo raccolto da Dino Viani