Contadini e pellagra a cura di Luigi Rossi
Per poco che i semi del mais, o granoturco, restino all’umido, subito prendono la muffa. Si sviluppano cioè delle pianticelle microscopiche di varia natura (che chiamansi aspergilli e penicilli) le quali generano per mezzo dell’amido dei semi alcune sostanze velenose. Il granoturco che cresce rapidamente e chiamasi “quarantino”, è il più pericoloso; giunge tardi a maturazione nell’autunno, lo si raccoglie nelle giornate piovose, e si altera più facilmente, perché non ha tempo di essiccarsi. Oltre a ciò è difficile tenere il granoturco sempre asciutto. Nelle case, nei magazzeni, dentro le barche, nelle stive dei bastimenti, da per tutto può essere colto dall’umidità, e appena lo attaccano le muffe diviene inservibile. Una grande parte del granoturco guasto viene dall’estero e specialmente dall’America del Sud donde si trasporta come zavorra; questo spiega come la pellagra compaia talvolta nei paesi dove non si coltiva il mais e si mangia solo quello del commercio. Gli effetti velenosi prodotti dalle muffe sono terribili. Il prof. Lombroso fu uno dei primi ad occuparsi di questa malattia, divinando col suo intuito le scoperte che vennero fatte dopo dai micrografi. Cominciano a manifestarsi disturbi intestinali con diarrea persistente; poi la pelle si desquama, compaiono eruzioni cutanee, succede l’anemia coll’alterazione degli organi e la manifestazione più temibile è quella delle malattie mentali. Qualche volta l’avvelenamento è così potente e rapido che gli ammalati hanno disturbi nervosi come quelli prodotti dal tifo: altre volte sono malattie lente del cervello che finiscono colla pazzia.
Nel 1902 venne emanato un decreto che vieta l’introduzione nel Regno del granoturco ammuffito o guasto: ma non è possibile frenare completamente questo commercio per la grande rapidità colla quale il mais si altera, e per l’ingordigia colla quale i poveri contadini persistono nel voler cibarsi di polenta come il nutrimento che può aversi a minor prezzo. Il granoturco sequestrato non dovrebbe servire che all’alimentazione del bestiame, alla fabbricazione delle fecole non alimentari od essere mandato alle distillerie per ottenerne colla fermentazione l’alcool; invece viene trafugato e messo in commercio mescolandolo coll’altra farina dopo averlo macinato. Di tutte le commozioni che provai studiando i contadini nessuna lasciò in me un ricordo più triste delle visite che feci in alcune provincie tormentate dalla pellagra. Alle altre malattie il povero si rassegna, come ad un destino inevitabile; ma con la pellagra si vergogna.