Ieri l’arrivo a destinazione. Non è la prima volta che i due compiono una simile impresa: nel 1994, infatti, partirono dal Lago Maggiore per arrivare a Jesolo, un percorso di 630 km coperto in 9 giorni. Corsini figura tra gli amici dell’associazione Mantovani nel mondo.
tratto dalla Gazzetta di Mantova.
“Abbiamo conosciuto Sergio Corsini, originario di Felonica, emigrato a Viggiù nel Varesotto, grazie al nipote Lele Barlera di Poggio Rusco, arrangiatore musicale, discografico e talent-scout sia di giovani promesse che di cantautori nostrani del Po – racconta il Presidente dell’Associazione, Daniele Marconcini – L’occasione è stata il viaggio in canoa del sessantanovenne Sergio con l’amico di sempre Pierangelo Toson da Ponte della Becca a Pavia sino a Felonica : 270 km in 5 giorni tutti di un fiato. Non nuovi ad imprese del genere i due, già nel 1994 ,avevano percorso in canoa in 9 giorni, i 630 km che separano il Lago Maggiore da Jesolo.
Sergio Corsini, insegnante di Scuola Media Superiore, è emigrato da Felonica nel basso mantovano a Viggiù nel Varesotto negli anni ’60, in quanto, come lui stesso ha raccontato, la moglie, centralinista dell’allora compagnia telefonica nazionale, “rischiava di perdere il lavoro se non avesse accettato il traferimento.“
Molto conosciuto nella zona, Sergio è stato anche corrispondente locale della Gazzetta di Mantova. Appassionato cultore di molteplici discipline sportive (sciatore, ciclista, nuotatore, canoista) il Corsini è stato anche l’allenatore della prima squadra di nuoto a Lugano (Svizzera), ma sempre con il pallino delle lunghe escursioni, sia in bicicletta che in canoa. Una passione che lo ha portato alla soglia dei settant’anni a rifare un viaggio in canoa sul Po alla media di 50 km al giorno, sospinto dal tifo di appassionati, amici e parenti che lo hanno aspettato e rifocillato lungo il fiume ad ogni tappa, assieme al suo compagno Toson.
L’ultima tappa o meglio l’ultima sosta prima dell’arrivo, i due atleti l’hanno trascorsa con l’ Associazione dei Mantovani nel Mondo presso l’ultimo avamposto gastronomico sull’ Argine Nord del Pò in località Mirasole di San Benedetto Po :l’ Hostaria Vecchio Cornione.
Un incontro,oltre che per festeggiare i due canoisti ,anche per organizzare in autunno con l’aiuto di Barlera e del Corsini, un incontro in quel di Viggiù tra l’A.M.M. Onlus e la numerosissima comunità mantovana ivi residente (originaria per lo più di Ostiglia, Sermide, Magnacavallo e Felonica) emigrata negli anni del boom economico.
Sergio Corsini, insegnante di Scuola Media Superiore, è emigrato da Felonica nel basso mantovano a Viggiù nel Varesotto negli anni ’60, in quanto, come lui stesso ha raccontato, la moglie, centralinista dell’allora compagnia telefonica nazionale, “rischiava di perdere il lavoro se non avesse accettato il traferimento.“
Molto conosciuto nella zona, Sergio è stato anche corrispondente locale della Gazzetta di Mantova. Appassionato cultore di molteplici discipline sportive (sciatore, ciclista, nuotatore, canoista) il Corsini è stato anche l’allenatore della prima squadra di nuoto a Lugano (Svizzera), ma sempre con il pallino delle lunghe escursioni, sia in bicicletta che in canoa. Una passione che lo ha portato alla soglia dei settant’anni a rifare un viaggio in canoa sul Po alla media di 50 km al giorno, sospinto dal tifo di appassionati, amici e parenti che lo hanno aspettato e rifocillato lungo il fiume ad ogni tappa, assieme al suo compagno Toson.
L’ultima tappa o meglio l’ultima sosta prima dell’arrivo, i due atleti l’hanno trascorsa con l’ Associazione dei Mantovani nel Mondo presso l’ultimo avamposto gastronomico sull’ Argine Nord del Pò in località Mirasole di San Benedetto Po :l’ Hostaria Vecchio Cornione.
Un incontro,oltre che per festeggiare i due canoisti ,anche per organizzare in autunno con l’aiuto di Barlera e del Corsini, un incontro in quel di Viggiù tra l’A.M.M. Onlus e la numerosissima comunità mantovana ivi residente (originaria per lo più di Ostiglia, Sermide, Magnacavallo e Felonica) emigrata negli anni del boom economico.
Di seguito una breve sintesi sulla storiografia del paese di Viggiù tratta da Wikipedia
Le indagini storiografiche su Viggiù fanno pensare a due ipotesi circa la sua origine. L’una lo vedrebbe affondare le proprie radici nelle popolazioni orobiche dell’età protostorica, l’altra riterrebbe il paese fondato, probabilmente, da Giulio Cesare, da cui il nome romano Vicus Juli (vale a dire paese di Giulio), trasformatosi, con il passare del tempo, in Vicluvium, quindi Vigloeno, Vigue e alla fine Viggiù. A sostegno della seconda tesi vi sono alcuni reperti archeologici, tra cui alcune lapidi ed un coperchio di sarcofago risalenti all’epoca romana, ritrovati sul colle San Martino, ed una tradizione orale, secondo la quale, la località Cascina Vidisello sarebbe stata costruita attorno alle rovine di un accampamento romano. A caratterizzare la storia del paese, è stato soprattutto la presenza sul territorio di giacimenti di pietre e marmi di estrema facilità di lavorazione. La famosa “Pietra di Viggiù” era una delle tante pietre estratte dalle colline limitrofe. Essa veniva utilizzata come materiale da costruzione e da decorazione ed in passato portò il territorio ad essere un luogo di grande importanza artistica. Sullo sfruttamento delle cave si organizzò l’intera economia locale, fin dal Medioevo. Alcune conseguenze sarebbero state, in estrema sintesi, da un punto di vista sociale la formazione su base familiare di maestranze specializzate nell’estrazione e nella lavorazione dei materiali lapidei e, sotto il profilo geografico, la strutturazione del territorio in terrazzamenti, onde conciliare l’attività estrattiva con quella agricola.
Artigiani prima, poi anche abili artisti e creatori, i viggiutesi, anche utilizzando la loro pietra locale, si fecero presto conoscere in tuta la penisola. Si pensi che già dal XII secolo, gli artisti viggiutesi facevano parte della Confraternita dei Maestri Comacini. Dal 1500 sino alla metà del 1600, vere e proprie colonie di “artieri” viggiutesi erano presenti a Roma per pregevoli esecuzioni artistiche ed architettoniche. Fra i principali artisti si ricordano i Butti, i Giudici, i Longhi, i Piatti, gli Argenti ed i Galli. Una vera e propria schiera di personaggi che diedero fama a Viggiù come Paese degli Artisti. Numerosi sono i tesori artistici di Viggiù, fra i quali si ricorda il centro storico, unico nel suo genere. Arrivando a Viggiù lo si riconosce immediatamente per l’aggregazione dei cortili aperti o a volte grandi; in origine non erano altro che le officine, dove veniva tagliata e plasmata la pietra. Viggiù è anche detto il paese dei picasass, poiché un tempo, transitando fra le sue vie, si udivano solo degli scampanellii di martelli che picchiavano sulla pietra.
Il nome di Viggiù è conosciuto anche per la canzone “i Pompieri di Viggiù”, infatti durante la Seconda Guerra Mondiale, si trovava sfollato in questa località, il maestro Fragna che, avendo sentito parlare dei Pompieri di Viggiù così compose e musicò la famosa canzone. Per i viggiutesi, e per i volontari stessi fu un grosso dispiacere sentirsi messi alla berlina, ma fu giocoforza arrendersi all’evidenza ed al successo che ottenne la canzone. E, dopo tanti anni, si può affermare che anche questo gioioso motivetto ha contribuito alla divulgazione del nome di Viggiù in tutta Europa. Il 31 maggio 2003, per dar lustro alla memoria degli amati Pompieri, nazionale si è svolto a Viggiù un grande raduno pompieristici che ha visto la partecipazione di numerosi corpi dei Vigili del Fuoco.