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Discorso del Presidente Arias all’inaugurazione della mostra di Andrea Mantegna in Costa Rica

Il  discorso inaugurale della mostra su Andrea Mantegna di Óscar Arias Sánchez,  Presidente della Repubblica del Costa Rica l’11 Dicembre 2009. La mostra promossa dall’Associazione Mantovani nel Mondo  con la collaborazione di Luigi Cisana, mantovano, Presidente dei Lombardi in Costa Rica e del C.O.M.I.T.E.S. costaricense, del Vicepresidente dell’Associazione Luca Faccin, Console onorario del Veneto per il Costa Rica, è stata allestita durante la visita della delegazione formata da Daniele Marconcini, Daniela Ferrari direttrice dell’Archivio di Stato e Carlo Micheli dal 3 al 13 dicembre 2009.
Il testo:
Amici,

Esattamente 434 anni dopo la morte di Andrea Mantegna a Mantova, che è avvenuta il 13 settembre 1506, nasce a Heredia un bambino  tanto curioso quando timido, che avrebbe trovato negli affreschi e negli altari del grande Rinascimento italiano, l’espressione più commovente della pittura universale. L’incontro tra questo ragazzo, che ora è presidente della  Repubblica ed un pittore scomparso tempo fa, due persone separate da quattro secoli e da un oceano, è un fatto che si spiega con la somma di tante coincidenze: la libreria di  mio padre, che comprendeva molti libri d’arte, l’opportunità che ho sfruttato  fin dalla mia gioventù, dei viaggi in altri paesi e le visite ai musei. Una carriera politica che mi avrebbe portato in luoghi inimmaginabili, e l’infinita fortuna di avere buoni amici in tutto il mondo che hanno agevolato la mia voglia di conoscere sempre più il mio pittore preferito.

La storia viene studiata in ordine cronologico per convenienza. I libri e giornali ci dicono di eventi in un modo lineare. Ma questa linea ha passaggi segreti e porte.  Uno può penetrare in una spaccatura del tempo in altre epoche, in altre vite, attraverso forme artistiche diverse. Omero è una porta per l’antica Grecia. Le miniature nei manoscritti medievali delle biblioteche sono il buco della serratura da cui vediamo i costumi di un’epoca ricca di principì.  Il David di Donatello è un tunnel per lo splendore del Rinascimento, così come  il Don Giovanni di Mozart ci trasporta ad un classicismo pomposo e notti bohémien vestite al lume di candela.

Questi portali esistono in ogni opera d’arte universale. Essi esistono per chi è disposto a viaggiare nel tempo. Un paio di anni fa, un giornalista mi ha chiesto in quale  momento e luogo mi sarebbe piaciuto vivere, avendo la possibilità di scegliere. Non esitai nemmeno un secondo per rispondere che mi avrebbe fatto piacere nascere nell’Italia del Rinascimento.  Cosa non darei per vedere la cupola della cattedrale di Firenze quando si stava costruendo! Cosa non pagherei per vedere un Da Vinci o un Botticelli con i colori originali ! Che cosa non  darei per una copia della prima edizione del Decamerone di Boccaccio! Che cosa non avrei sopportato pur di vedere Michelangelo dare il tocco finale a La Pietà ! E sopratutto,  quel che non avrei  sacrificato seduto in un pomeriggio di sole a Mantova,  pur di vedere Mantegna disegnare con la sua pennellata il  San Sebastiano e il Cristo morto?

Se avessi avuto questa fortuna, avrei percorso con stupore le gallerie del palazzo della famiglia Gonzaga.  Mi sarei nascosto in un angolo della Camera degli Sposi, per ore ad ammirare la parete dipinta di fresco. Avrei chiesto al mio amico Andrea di presentarmi suo cognato, Giovanni Bellini, e insieme avremmo parlato nei  luoghi in cui nel passato passeggiava Virgilio.

E come avrei voluto anche, portare Mantegna nel nostro secolo!  Come avrei voluto fargli sapere  come era famoso il suo nome ed ammirato il suo talento!  Come avrei voluto che si fosse unito a noi questa sera,  nel suo costume lombardo, e ci leggesse il contenuto di queste lettere che scriveva ai suoi mecenati !

Ma nulla di tutto questo è possibile, almeno oggi posso dare ad Andrea Mantegna una piccola deferenza: promuovere le sue  opere nel mio paese e nella mia regione. Ad ogni persona che incontro in questi giorni, dico che è in mostra in questa Università un campione del meglio che la creatività umana ha prodotto in millenni di esistenza. Invito tutti costaricani ad affacciarsi in queste fessure, ed a guardare il passato dal buco della serratura per vedere il mondo meraviglioso del Rinascimento in Italia.

Grazie per avermi dato questa opportunità, grazie per aver portato queste opere, grazie per avermi permesso ancora una volta, di perdermi nei corridoi della fantasia.

Amici,

Ho citato l’indulgenza dei miei amici come uno dei fattori che hanno sempre alimentato la mia passione per l’arte.  Stasera mi sento viziato da voi, da tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile questa mostra che tanto generosamente mi hanno dedicato.  Spero di onorare questo privilegio, se non per merito, almeno con la profonda ammirazione che provo per questo artista e la sua eredità.

Espressioni di affetto come questa mi danno la forza per proseguire il duro lavoro del governo. Ho ancora alcuni mesi di lavoro per servire il popolo del Costa Rica. Darò nel tempo che mi resta il mio meglio. Ma mentirei loro se affermo di non desiderare di tornare a casa mia, ai miei viaggi ed ai miei libri.  Mentirei  se dico che non ho desiderio di tornare alle gallerie del museo, dove ho imparato a vedere il passato attraverso lo spioncino dell’arte. Mi auguro che questa volta, quando finirò il mio mandato,  mi ricevano in giro per il mondo degli olii e le poesie, nel mondo delle opere e le sculture. Perché a quel mondo appartengo molto più che al mondo della politica.

Alcuni anni fa, dopo un tour nel Corridoio Vasariano che collega Palazzo Vecchio agli Uffizi a Firenze, ho avuto l’opportunità di parlare a lungo di arte con il sindaco di quella città, il signor Leonardo Domenici. Alla fine della nostra conversazione, ha detto sorpreso: “Signor Presidente, lei è il primo politico con cui non parlo di politica durante una visita istituzionale”. E quando lo ringraziai per non averlo fatto !,  Come vi ringrazio stasera,  per avermi dato una pausa dal mio solito lavoro, e mi avete accolto nelle file dell’arte!

Mi hanno dato un motivo per continuare a lottare. Mi hanno riempito di illusioni e di allegria. Questo bambino timido di Heredia vi ringrazia, perché oggi mi sento come se mi fossi nascosto in un angolo della Camera degli Sposi, di accompagnare Andrea Mantegna, in  un pomeriggio di alcuni secoli  fa.
Grazie mille.

Traduzione di Pietro Liberati
Testo e foto tratto dal sito ufficiale el Presidente del Costa Rica (http://www.casapres.go.cr)

Il Presidente Óscar Arias Sánchez con il presidente della Regione Lombardia Formigoni ed il presidente dei Lombardi in Costa Rica, Cisana
(la foto è riferita alla visita del presidente Formigoni in Costa Rica qualche tempo fa)

Inauguración de la Exposición de Andrea Mantegna  Universidad Véritas,  Zapote 11 de diciembre de 2009
MIRAR EL PASADO POR EL OJO DE LA CERRADURA  de Óscar Arias Sánchez Presidente de la República

Amigas y amigos:

Exactamente 434 años después de la muerte de Andrea Mantegna en Mantua, ocurrida el 13 de septiembre de 1506, nació en Heredia un chiquillo tan curioso como tímido, que habría de encontrar en los frescos y los altares del gran renacentista italiano, la más conmovedora expresión de la pintura universal. El encuentro entre aquel chiquillo, que coyunturalmente es hoy Presidente de la República, y un pintor desaparecido mucho tiempo atrás, dos seres separados por cuatro siglos y un océano, es un hecho que se explica por la suma de muchas coincidencias: la biblioteca de mi padre, en donde abundaban los libros de arte; la oportunidad que disfruté, desde mi juventud, de viajar a otros países y visitar sus museos; la carrera política que construí, que habría de llevarme a destinos inimaginables; y la infinita suerte de contar con buenos amigos, en todas partes del mundo, que han sido indulgentes con mi afán por conocer cada vez más sobre mi pintor favorito.

La historia se estudia cronológicamente por comodidad. Los libros y los diarios nos relatan eventos ocurridos en forma lineal. Pero esa línea tiene pasadizos y puertas secretas. Uno puede colarse en una hendija rumbo a otras épocas y otras vidas, a través de las distintas manifestaciones artísticas. Homero es un portal hacia la Grecia Antigua. Las miniaturas en los manuscritos de las bibliotecas medievales, son el ojo de la cerradura desde el que vemos los usos y costumbres de una edad cargada de cánones. El David de Donatello es un túnel hacia el esplendor del Renacimiento, así como Don Giovanni de Mozart nos transporta a un clasicismo de vestidos pomposos y noches bohemias a la luz de las velas.

Esos portales existen en cada obra del arte universal. Existen para aquél que esté dispuesto a viajar en el tiempo. Hace un par de años, un periodista me preguntó en cuál momento y lugar me habría gustado vivir, de haber tenido la oportunidad de escoger. No dudé dos segundos en contestarle que me habría fascinado nacer en la Italia del Renacimiento. ¿Qué no daría por ver la cúpula de la catedral de Florencia cuando apenas se estaba construyendo? ¿Qué no pagaría con tal de ver un Da Vinci o un Botticelli de colores intactos? ¿Qué no habría entregado a cambio de una copia de la primera edición del Decamerón de Boccaccio? ¿Qué no habría soportado por ver a Miguel Ángel dar el toque final a La Piedad? Y sobre todo ¿qué no habría sacrificado con tal de sentarme una tarde, bajo el sol mantuano, a observar a Mantegna dibujar con sus pinceles los trazos del San Sebastián o de El Cristo Muerto?

Si hubiera tenido esa suerte, habría recorrido con asombro las galerías de los palacios de la familia Gonzaga. Me habría escondido en un rincón de la Cámara de los Esposos, a admirar durante horas los murales recién pintados. Le habría pedido a mi amigo Andrea que me presentara a su cuñado, Giovanni Bellini, y juntos habríamos conversado por los campos que alguna vez recorriera Virgilio.

¡Y cómo me habría gustado, también, traer a Mantegna a nuestro siglo! ¡Cómo me habría gustado que supiera cuán famoso fue su nombre y cuán admirado fue su talento! ¡Cómo me habría gustado que nos acompañara esta noche, en sus trajes lombardos, y que fuera él quien nos leyera el contenido de estas cartas que escribía a sus mecenas!

Pero como nada de esto es posible, al menos puedo brindar hoy a Andrea Mantegna una pequeña deferencia: puedo promover sus obras en mi país y en mi región. Puedo decirle a cada persona que me tope en estos días, que ha venido a esta universidad una muestra de lo mejor que la creatividad humana ha producido en milenios de existencia. Puedo invitar a todos los costarricenses a venir a asomarse a estas hendijas, a mirar hacia el pasado por el ojo de la cerradura, y ver el mundo maravilloso de la Italia renacentista.

Gracias por darme esta oportunidad, gracias por traer estas obras, gracias por permitirme, una vez más, perderme en los pasillos de la imaginación.

Amigas y amigos:
He mencionado la indulgencia de mis amigos como uno de los factores que han alimentado desde siempre mi pasión por el arte. Esta noche me siento consentido por ustedes, por todos los que trabajaron para hacer posible esta exposición que tan generosamente me han dedicado. Espero honrar este privilegio, si no con mis méritos, al menos con la profunda admiración que siento por este pintor y por su legado.

Expresiones de cariño como ésta me dan fuerzas para seguir en la ardua labor del Gobierno. Aún me quedan unos meses de trabajo al servicio del pueblo de Costa Rica. Daré en lo que resta mi mejor esfuerzo. Pero les mentiría si les digo que no anhelo volver a mi hogar, a mis viajes y a mis libros. Les mentiría si les digo que no anhelo volver a las galerías de los museos, en donde aprendí a ver el pasado a través de la mirilla del arte. Espero que, cuando acabe este tiempo, me reciban de vuelta en el mundo de los óleos y las poesías, en el mundo de las óperas y las esculturas. Porque a ese mundo pertenezco tanto o más que al mundo de la política.

Hace algunos años, tras un recorrido por el resguardado Corredor de Vasari, que comunica el Palazzo Vecchio con la Galeria Uffizi en Florencia, tuve la oportunidad de conversar largamente sobre arte con el alcalde de aquella ciudad, el señor Leonardo Domenici.  Al final de nuestra conversación, me dijo sorprendido: “Presidente, usted es el primer político con quien no hablo de política durante mis atenciones de Estado”.  ¡Y cuánto le agradecí que no lo hiciera!, ¡cuánto les agradezco a ustedes esta noche, que me hayan dado un respiro de mis labores habituales, y me hayan acogido en las filas del arte!

Me han dado una razón para seguir luchando. Me han colmado de ilusión y de alegría. Este niño tímido de Heredia les da las gracias, porque hoy me siento como si me escondiera en una esquina de la Cámara de los Esposos, a hacerle compañía a Andrea Mantegna, una tarde hace siglos.
Muchas gracias.