La ‘gens’ Pinotti ha contribuito in non piccolo numero alla formazione del composito popolo brasiliano, a cominciare dal 1875.
Henrique Walter, nativo di San Paolo, ne è stato un discendente divenuto illustre cattedratico e chirurgo, grazie alle sue indubbie qualità personali ed al sostegno della solidale famiglia, dal padre Aristodemo Sobrinho conosciuto Pinottin…divenuto dapprima cocchiere proprietario di due tilburis,piccola carrozza a due ruote trainata da un cavallo, mezzo di trasporto molto diffuso nella città di San Paolo dalla fine del 1800, poi titolare dell’Empòrio Aristodemo Pinotti Sobrinho; al non dimenticato fratello maggiore Waldemar, avvocato; alla sorella Alzira, che lo ha accudito da bambino, dopo la immatura morte della loro mamma Giovanna Galetto di famiglia napoletana.
Membro corrispondente dell’Accademia Nazionale Virgiliana delle Scienze e delle Arti di Mantova, cui teneva molto.
E, recentissimamente, ha dato alle stampe il libro autobiografico Cambuci outrora e agora, quasi il suo testamento spirituale con il quale ha descritto l’evoluzione della ‘gens’ Pinotti, la sua carriera professionale, lo sviluppo epocale della città di San Paolo, la dinamica della società locale, la vita della gente di lavoro con le sue lotte e le sue conquiste, in un’epoca nella quale la città che sarebbe divenuta metropoli non conosceva ancora la violenza urbana.
Il nonno Desiderio, emigrato da Magnacavallo in Brasile con la sua sposa Clinia Zapparoli, memore delle rovinose esondazioni del Po, aveva insegnato a figli e nipoti a metter su casa soltanto in luoghi sopraelevati.
Noi lo abbiamo conosciuto per la prima volta nel 1988 all’Osteria Quatar Cà, in un brumoso pomeriggio invernale. Fu un ‘amore a prima vista’, quando lui ed il cugino Aristodemo, reduce dal conferimento di una laurea honoris causa all’’Università di Bologna, restarono stupiti ed ammirati da una prima stesura di una lunga tavola genealogica di tutti i loro antenati Pinotti, a partire dalla seconda metà del 1600, estrapolata dai libri parrocchiali dai ricercatori della domenica.
Da quel momento è stata una escalation di rapporti, a cominciare dal primo viaggio della delegazione mantovana guidata dal Sindaco Dante Pinotti ed a seguire via via negli anni, altri incontri in Italia ed in Brasile, convegni, conferenze, il Monumento ed il Museo all’Emigrato a Magnacavallo.
Walter, come ormai era confidenzialmente apostrofato, era diventato uno di noi. Non mancava di venire a Magnacavallo anche più volte in un anno, sempre con entusiasmo, con suggerimenti e stimoli affettivi e culturali (oltre che scienziato, aveva una consolidata, profonda cultura umanistica e conosceva tanta parte d’Italia e la sua storia meglio di molti di noi).
Egli soleva affermare: Elio, conosciamo da dove siamo partiti, ma non sappiamo quando finirà questa magnifica avventura.
Parole profetiche, che sicuramente costituiscono uno sprone ed un appassionato impegno a recuperare, coltivare, tramandare le radici affettive e culturali tra le due componenti della medesima Comunità mantovana: quella dei residenti e quella degli Emigrati.
Walter è deceduto fisicamente il 21 giugno a San Paolo, al termine di una malattia inguaribile sopportata con grande dignità e riservatezza. Ma Egli, nominato cittadino onorario di Magnacavallo con unanime delibera consiliare, resta esempio vivo nella memoria di quanti (e sono tanti!) lo hanno conosciuto e stimato come eccezionale ‘ambasciatore di mantovanità’ in Italia e nel Mondo, e sarà particolarmente ‘presente’ nei prossimi incontri e manifestazioni del 20° del Monumento e del 10° del Giubileo dell’Emigrato Mantovano.
Avv. Elio Benatti