Giorni fa ho ultimato le procedure burocratiche per l`ingresso in Peru’ di altre merci e, nella pausa tra l’inoltro delle pratiche ai vari ministeri e l’esito, che mi sarebbe stato comunicato dopo una ventina di giorni, ho approfittato per fare dei lunghi e bellissimi viaggi.
Con un volo interno sono stato a Huaro a trovare gli amici della Associazione Magia delle Ande dove ho conosciuto molte persone in gamba ed alcune volontarie italiane, ad una di queste, Irene, milanese e carina, ho lasciato l’orologio consegnatomi da mio nipote. Mi era parsa la persona piu’ adatta per decidere chi privilegiare tra gli ospiti della associazione con questo regalo. Mi scrivera’ per i dettagli… Nei dintorni di Cusco ho visitato le meraviglie archeologiche e lo spettacolo naturale di Saqsayhuaman, Pisac, Ollantaitambo e il Machu Picchu con il tempio del sole e le lunghe passeggiate col fiatone della quota su impervi sentieri dove ai bordi crescono meravigliose orchidee. Con sei ore di bus da Huaro sono passato poi sulla costa peruana del lago Titicaca a Puno, con visita in barca a tre delle piu’ belle isole galleggianti e non. Meravigliosa la vista di quelli che sembrano due laghi dalla localita’ di Sillustani, dove ho assistito per caso ad un rito che stavano celebrando una decina di persone vestite di tonache bianche con dei tamburi, incuranti del fatto che li stessi osservando e fotografando. Forse non mi avevano notato perche’ camminavo vicino ad una vecchietta con la sua classica bombetta nera, che portava al pascolo i suoi lama e gli alpaca. Per tenerli in gruppo usava una lunga fionda, con la quale lanciava grosse pietre in direzione di quelli che cercavano di allontanarsi, i sassi raggiungevano i malcapitati cammelloidi con una precisione impressionante! Un’arma impropria! Anzi una vera e propria arma!
Con un altro bus e con altre lunghe ore di dormiveglia su strade tremolanti ho raggiunto Copacabana dove ho passato un paio di giorni al freddo e al gelo come il bambinello del presepe e come in tutti gli alberghetti frequentati durante tutto il viaggio. Acqua gelata e molte coperte cosi’ pesanti che durante il sonno era praticamente impossibile girarsi… troppo lo sforzo per uscire dalla mummificata posizione iniziale. Copacabana si trova sulla costa del lago Titicaca dalla parte boliviana. E’ una localita’ frequentata da hippy, alcuni veri vecchi nostalgici e altri nuovi giovani imitatori… proprio come piacevano e piacciono a me. A Copacabana sono salito in cima al cerro del Calvario, chiamato cosi’ per via della lunghissima scala che, a causa dell’altura che toglie buona parte dell’ossigeno, sembra non finire mai… un calvario dalla cima del quale alla fine si gusta uno splendido panorama.
A La Paz mi sono goduto un poco i colori della Bolivia e dopo qualche giorno sono rientrato in Peru’ attraverso una nuova frontiera che si chiama Desaguadero, dove ho potuto fermarmi ancora a curiosare fra i fantastici mercatini dei campesiños che vendono spezie stranissime… insetti e feti di lama essicati che curano qualsiasi tipo di malanno e droghe che leniscono qualsiasi dolore… tanti colori e facce da fotografare, come a Juliaca, paesino dove si trova l’aeroporto di Puno e dove c’e`un mercato nel bel mezzo del quale, due volte al giorno passa un treno e tutti gli “espositori” sono costretti a smontare le bancarelle e rimontarle subito dopo… impressionante!. Al termine del viaggio sono rientrato di nuovo a Lima per un incontro “diplomatico”, grazie al quale spero di riuscire ad ottenere il visto per l’ingresso in Peru’ dell’ultimo pezzo, il piu’ difficile e che ci ha fatto tribolare fin dall’inizio, la moto del mio amico Gian. Di solito, quando si parla di diplomazia per ottenere qualcosa, in Peru’ si intende pagare qualcuno per fare cio’ che non si potrebbe… tutto il mondo e’ paese… ma il Peru’ anche in questo e’ piu’ paese degli altri. Vedremo!
L’accordo, con il solito e puntuale Rafael e’ quello di visitare, a cose fatte, la missione di Pomabamba a nord, che lui conosce molto bene per averci lavorato sei mesi come volontario… dice che sono circa 8 ore di bus su una strada sterrata, piena di grosse buche e con degli strapiombi da paura fino a Huaraz, poi altre otto ore di un’altra strada se possibile piu’ disastrata fino a Pomabamba. Mi portera’ ad assistere ad alcuni riti propiziatori presso famiglie di campesiños di sua conoscenza. Poi al ritorno ci fermeremo a Huaraz dove finalmente incontrero’ P.Stefano, al quale fra l’altro devo portare i saluti da parte di alcune persone che mi hanno scritto, sapendo non so da chi che lo avrei visto. A proposito di cose inspiegabili e quando si dice la combinazione o meglio, come direbbe un vero buddista la causa che crea l’effetto, a La Paz e’ successa una cosa incredibile. In questa citta’ immensa e caotica dove tutto puo’ capitare, ho conosciuto una certa Catherina Bañez, gerente delle agenzie viaggi Catherina Torres… non so come, non ne ho idea… mi ha avvicinato e mi ha chiesto se sono italiano… abbiamo scambiato quattro parole e cosi’ e’ saltato fuori che conosce molto bene Bergamo alta e Padre Beppo Berta, un missionario bergamasco che ha fondato una associazione che si chiama “la ciudad del niño”, proprio in Boliva, nella localita’ di Pampahasi, periferia di La Paz. Una struttura gigantesca e organizzatissima che ovviamente sono andato subito a vedere.
Qui ho trovato il simpaticissimo direttore Padre Vincente, boliviano che mi ha fatto visitare tutta l’associazione, i fabbricati per ogni tipo di attivita’, scuola di falegnameria e arti varie, coltivazioni di ogni genere in immense serre, laboratori, scuole e un allevamento di cuy, l’animaletto che avevo gustato due anni fa in un ristorante di Quito in Ecuador, in compagnia dell’amica Elisabetta e che ora, vedendoli vivi, mi hanno fatto tanta tenerezza… sono bellissimi, piccoli come un piccolo di coniglio con un lungo pelo colorato, tenerissimi! Cucinato sul piatto sembrava un topo. P.Vicente mi dice poi che se voglio fermarmi lo posso fare tranquillamente per il tempo che desidero o tornare in un altro periodo o mandare qualche volontario… Tra le tante attivita’ che si svolgono al fine di racimolare un po’ di denaro, fabbricano panettoni che poi vendono ai ristoranti e alle grosse comunita’ della zona. Ma servirebbe un pasticcere italiano dice, perche’ i panettoni fatti qui vengono buoni, ma non come quelli italiani… si tratterebbe forse di svelale il segreto dei nostri panettoni anche ai boliviani della associazione… Rientrando dalla Bolivia, all’immigrazione mi hanno dato un nuovo visto che vale altri 90 giorni in Peru’, ma non credo che lo utilizzero’… Credo che, una volta finito il lavoro per Gian e la fuerza de la amistad e dopo i giri che ho in mente di fare ancora, tornero’ in Italia. Avrei un volo il giorno 3 maggio con arrivo il 5 ma sono in lista d’attesa, per cui potrebbe slittare uno/due giorni, ma indicativamente quella sara’ la data del mio rientro… ho voglia di polenta e salame nostrano!!! Hasta luego! Fer
Ferruccio Brambilla