Dalla prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo Roma 2008
Un’occasione per dire cosa significa essere italiani oggi senza essere residenti in Italia, così è stata definita dal Sottosegretario agli Affari Esteri Alfredo Mantica la prima Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo che ha avuto luogo a Roma dall’ 8 al 12 Dicembre 2008. Un quarto degli italiani nel Mondo iscritti all’AIRE sono giovani sotto i 35 anni, un dato ricco di significato che può comportare un grande cambiamento.
L’organizzazione della Conferenza ha richiesto due anni di lavoro e di pressioni da parte della CGIE, prima nei confronti del Governo Prodi, successivamente sull’attuale Governo Berlusconi. Un appuntamento irrinunciabile, come ha affermato il Segretario Generale del CGIE Elio Carozza, che il Consiglio Generale ha voluto, lavorando sulle associazioni e sui Comites in maniera tale da sentire il territorio e consegnarne le esigenze al Governo con “l’obiettivo di arrivare all’organizzazione di una rete che divenga elemento fondante del raccordo fra le due realta’, quella nazionale e quella all’estero. Una rete che sia parte integrante del momento di crescita politica degli italiani, siano essi all’estero come in patria. Un momento di cui vi è estrema necessità”. Il CGIE ha rinunciato a due Assemblee Plenarie, quella del 2007 e quella del 2008, per convogliare le relative disponibilità finanziarie alla Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo. Il lavoro in questi anni ha portato all’organizzazione di due incontri, uno a Dicembre 2007 ed un altro nel 2008, gestiti dai giovani italiani nel Mondo che hanno portato alla creazione di una rete e di un lavoro preparatorio da cui sono scaturite le tematiche sulle quali si e’ discusso durante la Conferenza. L’organizzazione stabilita per lo svolgimento dei lavori ha comportato una divisione dei delegati e di noi uditori in cinque gruppi tematici. Per interesse personale ho partecipato ai lavori del gruppo Mondo del Lavoro e Lavoro nel Mondo. Il giovedì, dopo un’iniziale partecipazione al dibattito dei delegati presenti (purtroppo troppo breve), sono stati costituiti tre gruppi operativi ritenendo più opportuno, per una tematica delicata come quella del lavoro, analizzare separatamente i seguenti aspetti:
– Problematiche e situazioni degli emigrati di seconda e terza generazione
– Problematiche e situazioni degli emigrati per motivi di studio e ricerca (definiti di prima generazione)
– Problematiche e situazioni degli emigrati che nel loro paese sono imprenditori
– Problematiche delle diverse zone di provenienza dei delegati, con una divisione per continenti: Europa, Americhe, Africa e Asia
L’obiettivo prefissato era di giungere ad un Documento Finale, che non fosse solo politico ma anche funzionale e utile al Ministero degli Affari Esteri per il rinnovamento delle attività a favore degli italiani all’estero. Un documento in tre parti per un’analisi:
– della situazione degli italiani all’estero,
– dell’intervento delle Istituzioni Italiane a loro favore
– della situazione del lavoro, qualificato e meno, e dei possibili collegamenti con il mercato italiano.
Dal breve dibattito della mattinata di giovedì sono emerse delle differenze tra le posizioni dei delegati. Quelli di prima generazione, coloro che sono emigrati per motivi di studio, ricerca e professione, i cosiddetti cervelli in fuga (anche se tale definizione non e’ apprezzata dagli emigrati), hanno una maggiore conoscenza dell’Italia e lamentano la mancanza di contatto con le Associazioni degli emigrati italiani presenti nei paesi nei quali vivono; rapporto che invece dovrebbe essere potenziato per portare nei paesi di emigrazione maggiori informazioni su quello che e’ oggi la vita in Italia e la situazione del paese. Alcune critiche sono state portate dalla delegazione del Belgio e dell’Argentina sull’uso del termine bisogno usato spesso durante i lavori della Conferenza. Questi, evidenziano come le seconde generazioni, coloro cioe che sono nati in emigrazione e che vivono con meno problematicità la loro condizione di italiani all’estero, non abbiano solo dei bisogni, ma ritengono al contrario di poter ben rappresentare una risorsa per l’Italia e hanno offerto la disponibilità a portare nel nostro paese le loro esperienze di studio e di lavoro. Più in generale emerge comunque la necessità di una maggiore attenzione alle condizioni lavorative degli italiani all’estero che si traduca in interventi più incisivi in tema di salari bassi, precarietà ed introduzione di ammortizzatori sociali. Alcuni interventi hanno molto criticato l’organizzazione dei lavori della giornata ritenendo che non fosse corretto dividere i delegati per categorie, in quanto le esigenze sono da considerarsi uguali per tutti, dai laureati agli operai, dal nord al sud del mondo e si riassumono in maggiore formazione professionale, riconoscimento dei titoli di studio e tutela nel lavoro. I lavori sono così proseguiti per tutto il pomeriggio con l’approvazione dei documenti finali.
Nella seconda giornata la scaletta dei lavori è stata completamente modificata anche a causa della diretta tv a cura di Rai International. Durante la mattinata dopo gli interventi del Sottosegretario agli Affari Esteri Alfredo Mantica, del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sandro Bondi, del Ministro della Gioventù Giorgia Meloni e del Segretario Generale del CGIE Elio Carozza, sono state presentate le relazioni finali di tutti e cinque i gruppi tematici. Documenti che hanno riportato la situazione degli italiani all’estero e le loro problematiche nei rapporti con lo Stato Italiano.
Il gruppo Mondo del Lavoro e Lavoro nel Mondo, ha presentato due documenti, uno per i paesi Europei ed un altro per quelli Extraeuropei, con contenuti però molto simili. Da una lettura congiunta dei suddetti documenti finali emerge che i Giovani Italiani nel Mondo:
– sentono profondamente l’essere italiani, ma soffrono di una carenza di attenzione dell’Italia nei loro confronti.
– rappresentano le diverse stratificazioni dell’immigrazione italiana in ogni angolo del pianeta. Giovani imprenditori, artigiani, professionisti, ricercatori, volontari contribuiscono ogni giorno al progresso dell’Italia, svolgendo un ruolo fondamentale di diffusione dell’identità italiana in tutti i campi.
– vogliono essere riconosciuti, dalle istituzioni e dalle aziende italiane che esportano all’estero, come “ambasciatori” del Made in Italy nel mondo. Le imprese italiane all’estero devono poter usare le molte competenze acquisite dagli italiani nel mondo, offrendo loro posti di lavoro o stage. Una maggiore valorizzazione delle capacità professionali e creative da parte dell’Italia, ed un riconoscimento del titolo di studio che oggi incontra ostacoli burocratici enormi
– chiedono la razionalizzazione delle istituzioni italiane all’estero (Consolati, Ambasciate, Ice, Comites..). Oggi frequentemente strutture obsolete e lontane dalle esigenze attuali del mercato del lavoro e della formazione, spesso inadeguate, e poco integrate tra loro, indipendenti l’una dall’altra e poco propense a fare sistema.
– chiedono di migliorare e incrementare il sistema di formazione professionale per gli italiani all’estero, razionalizzare l’utilizzo dei fondi e modificare il criterio di selezione dei corsi finanziati. Necessitàno inoltre di maggiori informazioni sulle opportunità di formazione offerte dal sistema universitario e lavorativo italiano (master, corsi di aggiornamento, stage).
Le proposte operative presentate dal gruppo Mondo del Lavoro e Lavoro nel Mondo sono state: la creazione di un database dei professionisti, un sistema telematico creato dal basso in cui inserire i curricula degli italiani nel mondo, che diventi un bacino di reclutamento per le imprese italiane che operano all’estero e un punto di riferimento per lo scambio di informazioni e di esperienze professionali tra i giovani italiani nel mondo; l’utilizzo del blog per mantenere in contatto la comunità dei giovani italiani nel mondo; la realizzazione di un modello di valutazione delle istituzioni italiane all’estero, con particolare riferimento alle strutture politiche e commerciali, in modo da individuare, attraverso un benchmark tra Paesi, le best practice da proporre come esempio.
Nel pomeriggio di Venerdi si è svolto un dibattito libero al quale sono intervenuti molti delegati. Un momento interessante, dal punto di vista di chi scrive, e’ stato l’intervento certamente fuori dal coro di alcuni delegati che si sono discostati dai toni, a tratti meramente celebrativi dei valori dell’italianità, impostati dagli organizzatori della Conferenza. In particolare, gli interventi di due connazionali che si trovano all’estero per poter fare ricerca, hanno posto l’accento sulla necessità di scostarsi dalla glorificazione del sistema Italia ed incentrare l’attenzione sulla realtà della vita di oggi nel nostro paese e degli Italiani all’estero. Realtà caratterizzata dall’immobilismo sociale che determina una selezione anomala della classe dirigente, dalla precarietà del lavoro non supportata da una rete adeguata di ammortizzatori sociali e dalle difficoltà di accesso al credito per i giovani. Come riportato nel Documento finale, queste sono solo alcuni dei fattori che spingono molti giovani italiani a cercare altrove opportunità di lavoro a loro spesso precluse in Italia e che, analogamente, non agevolano il rientro di molti giovani italiani dall’estero. In questa chiave di lettura, l’elogio dei nostri militari in Iraq o Afghanistan presentato in video o i continui richiami di sapore romantico al “bel paese” proposti durante la giornata di Venerdì, non bastano di certo ad offuscare i problemi sostanziali che riguardano i rapporti tra l’Italia e gli italiani nel mondo. I tagli apportati dal Governo, d’altro canto, non contribuiranno a migliorare la situazione. La mancanza di Istituzioni italiane efficienti all’estero, i problemi di finanziamento delle scuole di lingua e cultura italiane e l’assenza di certificazione di qualità, la mancanza di fondi per le Associazioni attive tra gli emigrati, il mancato riconoscimento dei titoli di studio, costituiscono d’altronde il quadro della situazione. I futuri interventi in tema di Emigrazione non potranno perciò prescindere da una politica fattiva che accolga anche le esigenze e le proposte scaturite dal lavoro di oltre 400 giovani che per una settimana hanno potuto far sentire la propria voce in rappresentanza delle tante comunità italiane nel Mondo.
Simonetta Del Favero
Delegazione AMM Onlus –Regione Lombardia