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Marta Ambrosini da Salto Uruguay

Ho l’enorme piacere di conoscerla durante l’incontro dei Lombardi in Argentina e Uruguay a Buenos Aires, incontro promosso ed organizzato dall’Associazione, durante il recente viaggio in sudamerica del Presidente Daniele Marconcini e Pietro Liberati responsabile della Web Page dell’Associazione.

Scopro con enorme piacere la sua volontà di collaborare e di rendersi utile, cosa che mette in pratica subito, da buona lombarda non perde tempo e agisce.  Marta è una persona solare, una bella persona, sorride sempre con una caratteristica, a mio parere anche questa non facile da trovare: ascolta,  quando parla usa un italiano perfetto, senza sbavature, cosa non facile da trovare fuori e anche in Italia. Nasce a Salto, Uruguay, il 06/ 08/ 1952. È insegnante di lingua italiana. La mamma è di Varese e nella sua famiglia l’Italia è sempre stata ed è una presenza imprescindibile, viva e pulsante.
In questa intervista di Patrizia Marcheselli si racconta.

La sua famiglia in che anno è emigrata in Uruguay?

La famiglia materna è emigrata nell’anno 1928, per motivi politici. Mio nonno Romeo Ambrosini è venuto prima e poi ha fatto venire la famiglia (moglie e due figli).

Ricorda il nome della nave?

Loro sono venuti col piroscafo “Sofia”  e sono arrivati al porto di Buenos Aires, dopodichè si sono trasferiti subito a Salto in Uruguay,  facendo il viaggio su una imbarcazione per trasporto passeggeri che navigava da Buenos Aires a Salto sul fiume Uruguay.

Quali ricordi del viaggio che le sono stati tramandati?

Mia madre ha qualche ricordo: viaggio lungo, mare mosso e ricorda che c’era un posto sulla nave, giù , dove c’era molta gente ma loro non avevano contatti perché non glielo permettevano.

Qual’ era la  professione dei suoi familiari in Italia prima di partire?

Mio nonno aveva fatto la scuola tecnica in Italia e poi ha lavorato all’estero in Svizzera, Germania e Francia prima di spostarsi in Sud America.  A Salto ha avuto un’importante Impresa edile ed ha fatto importanti lavori e dato anche lavoro a tanta gente. Soprattutto era specializzato nella decorazione delle facciate degli edifici.

Mantiene i contatti con la famiglia in Italia?
Abbiamo mantenuto stretti rapporti con i parenti in Italia. Nel periodo di guerra mio nonno inviava degli aiuti economici ed anche roba da mangiare, farina, riso, ai parenti rimasti in Italia.

Come ricordavano l’Italia?

Come la terra da cui provenivamo tutti in famiglia e dalla quale non ci potevamo nè staccare né dimenticare perché tutti (figli e nipoti compresi) dovevamo ritornare là, dove c’era tutta la nostra famiglia, dove avevamo una casa che ci aspettava e dove tutto era molto più bello di qua. Faccio notare che mia madre ha sposato il figlio di una veneta. Mio papà aveva la mamma nata a Marano Vicentino. Era molto importante per mio nonno avere un genero di origine italiana. E poi il grande amore di mio nonno per la propria terra  ed il suo desiderio, che alla fine si é avverato, di morire là,  nel posto dove lui era nato. Mio nonno é morto  a Varese nel 1964, nella propria casa , dove tanto desiderava ritornare.

Quali sono stati gli ostacoli più complessi all’arrivo nel nuovo paese?

Il problema della lingua, all’inizio non é stato facile adattarsi e poi sentirsi guardare in modo diverso perché erano stranieri. Difficoltà a scuola perché i compagni li prendevano in giro perché non parlavano bene lo spagnolo.

Ci sono tradizioni italiane che si continuano a seguire anche oggi?

Il mangiare, come si mangia dalle nostre parti. Il risotto, la polenta che si taglia con il filo e che si accompagna con il coniglio,  il formaggio,  lo stracchino ( che quando non si trovava in città si andava a prenderlo a Concordia in Argentina , il gorgonzola, il minestrone, ecc… ) I modi di dire dialettali di mia nonna riguardo al tempo e la devozione alla Madonna. Naturalmente Il piacere dell´Opera: Puccini, Rossini, ecc… Le arie, come il “ Va pensiero” o “Il Barbiere di Siviglia”, ecc…

Secondo Lei,  quali sono i punti in comune tra l’ Italia e l’Uruguay e quali invece le differenze?

Siamo un paese di grande immigrazione italiana dunque abbiamo tante cose in comune  che sono state tramandate dagli immigranti italiani venuti da queste parti. ( Nel mangiare, nel bere, nel concetto di famiglia di una volta, nelle usanze, ecc…)  Le differenze? Che qua essendo un paese piccolo con una storia diversa da quella italiana che ha attraversato tanti periodi e tante dominazioni –  c’é forse più parità tra le classi sociali –  ci si comporta e si agisce  diversamente.

In quali situazioni sente di “agire” da italiana e in quali no?
Non é il mio caso perché c’é in me una grande influenza italiana, da sempre e quindi non saprei precisare quale.

Qual’è il suo rapporto con l’Italia ?

Mi piacerebbe avere dei rapporti. Forse l’aver conosciuto il Presidente della Associazione Mantovani nel Mondo mi fa sentire più vicina alla Regione Lombardia. Anche l’aver partecipato recentemente al Viaggio di Studio in Valcamonica, organizzato dalla “Gente Camuna”, mi ha permesso di poter conoscere per la prima volta la Sede della Regione Lombardia  e  il Sottosegretario agli Esteri, Roberto Ronza, che ci ha ricevuti molto gentilmente.

Qual’è il suo rapporto con la lingua e la cultura italiana?
Ottimo!! Amo la Lingua e la Cultura italiana.

Ha visitato recentemente l’ Italia?

Sí. La trovo molto cambiata. Solo mi domando: se la popolazione straniera continua ad aumentare e gli italiani fanno meno figli cosa succederà in un futuro non molto lontano?

Vuole aggiungere qualcosa?

L’unica cosa che mi permetto di  aggiungere  é che anche se sono nata da queste parti: mi sento un’italiana vera. Sono cresciuta in una famiglia italiana, sono stata per un po’di tempo in Italia, da giovanissima, insieme a mia nonna ed ho frequentato dei Corsi in Italia. Posso dire che da quando ho iniziato a lavorare la mia vita é stata un continuo diffondere l’italianità da queste parti. E di tutto ciò ne sono molto soddisfatta.