Missione dell’Associazione a Barcellona.
In questi ultimi tempi di ristrettezze economiche, le politiche regionali sull’emigrazione tendono a ridimensionare o comunque a ridiscutere i criteri dei contributi pubblici a favore delle proprie comunità all’estero. Tutte le somme che devono essere erogate sia sono forma di contributi diretti,sia sotto forma di finanziamento a progetti devono portare secondo una dottrina sempre più diffusa ad un ritorno alle Regioni visibile,documentabile e soprattutto dando una immagine di sobrietà, evitando situazioni che possono essere considerate degli sprechi pubblici o delle attività fini a sé stesse.
Naturalmente questo non può essere un percorso neutro perché soggetto ad interpretazioni istituzionali e politiche o con linee di indirizzo carenti di conoscenza sulle reali necessità delle nostre comunità. E nemmeno può essere legato solamente alle cifre effettivamente erogate che secondo una stima di qualche anno fa,sommando tutti i finanziamenti regionali per l’emigrazione, raggiungono i 30 milioni di euro, rispetto ad una necessità stimata di 500 milioni di euro. Anche perché le Regioni italiane al’estero spendono ben oltre questa piccola cifra,considerato che hanno complessivamente ben 178 sedi per le più svariate attività. E nell’affermare questo non sono tra quelli che dicono che sono tutte inutili ma che ,obbligatoriamente, devono essere razionalizzate e se possibile integrate nella loro attività con le politiche a favore delle nostre comunità all’estero da legislazioni regionali più omogenee .Sono anche tra coloro che dicono che si può anche spendere meno , ma che si deve certamente spendere meglio. Tutto questo deve portare inevitabilmente ad un confronto tra l’Associazionismo che rappresenta gli Italiani nel Mondo e le principali Regioni e i loro referenti istituzionali. Uno degli esempi più significativi è quello iniziato dall’UNAIE (Unione Nazionale Associazioni Immigrati ed Emigrati) con la Regione Veneto e quello che sta per iniziare con la Regione Lombardia direttamente con il Presidente Roberto Formigoni
E qui occorre tenere presente una differenza di strategia tra il Nord e il Sud ben esemplificata dallo studioso Alessandro Alfieri, curatore del volume ‘La politica estera delle Regioni’ frutto della collaborazione tra l’Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e l’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale). Secondo quest’ultimo infatti “Le Regioni del Sud sono più attente al dialogo culturale, a far sentire i corregionali parte di una ‘unità italica’, con la creazione, ad esempio, di siti virtuali dove i giovani possono conoscersi e confrontarsi; mentre le Regioni del Nord hanno finora puntato di più sui corregionali come veicolo, come strumento di promozione economica del territorio.”. Questo è stato recentemente riconfermato del Governatore Roberto Formigoni che da sempre considera prioritario sviluppare “le business community” italiane all’estero con una nuova normativa che preveda strumenti per incentivare gli scambi di conoscenze e di professionalità per valorizzare il capitale umano,la formazione e le reti di eccellenza nei campi della ricerca scientifica e tecnologica. Un ragionamento che ha una sua logica,essendo i lombardi (quasi tutti imprenditori o liberi professionisti), la comunità residente all’estero più numerosa sia in Asia che in Africa, la quarta in Europa e con una presenza significativa dall’America del Nord all’America del Sud dove la minor presenza rispetto agli altri insediamenti regionali viene compensata da un ampio fenomeno che va sotto il nome di “nuova mobilità lombarda”, un’emigrazione imprenditoriale e di mestiere che risiede permanentemente all’estero senza rinunciare alla propria residenza in Italia . E se ritengo sempre prioritario il mantenimento di interventi sociali della Regione Lombardia a favore dei propri indigenti all’estero , ho ritenuto di verificare la fattibilità di questa volontà istituzionale della Regione Lombardia andando il 12 gennaio scorso con un a breve missione in una delle città che richiamano maggiormente gli italiani( e anche lombardi) : Barcellona in Spagna la città dei primati, avendo la sede della più antica società benefica e culturale italiana nel mondo , la Casa degli Italiani (fondata dal cremasco Amerigo Fadini), essendo la prima meta turistica dei nostri connazionali ,avendocon una presenza stabile di circa 60mila italiani (di cui quasi la metà proveniente da Argentina e Uruguay) con altri 30milaconnazionali residenti alle Baleari :,complessivamente la metà degli italiani presenti in Spagna. Una immigrazione di qualità : secondo i dati ufficiali il 95% sono imprenditori e professionisti e solo il 5% sono dipendenti e prestatori d’opera. I professionisti, secondo i dati ATA (Associacion Trabajadores Autonomos) sono 13 mila. In realtà gli italiani che vivono e lavorano in Spagna sono molti di più in quanto molti non sono censiti.
Una presenza i cui spiccano moltissimi giovani, neo-laureati, spesso delusi dal panorama politico e sociale dell’Italia e dalla mancanza di opportunità professionali in patria che vedono in Barcellona la città giovane, dinamica ed efficace che non trovano più nel loro paese. Un dato confermato dal fatto che la città è al primo posto delle mete scelte dagli studenti italiani inseriti nell’ Erasmus, il piano europeo di scambio di studenti universitari. L’obiettivo, portato avanti assieme alla nostra corrispondente del Portale dei Lombardi nel Mondo in Spagna, Marcella Bellocchio era soprattutto quello di capire innanzitutto le necessità della nostra comunità rispetto alle autorità locali,acquisire dei dati sulla presenza imprenditoriale e studentesca lombarda ma soprattutto di acquisire elementi per tradurre tutto ciò in una proposta legislativa per la futura legge sui lombardi nel mondo. In tal senso è stata molto utile e costruttivo l’incontro con il Consolato italiano a Barcellona nella figura del Console Federico Ciattaglia e del dr. Francesco Maccarrone nell’acquisire un quadro d’insieme della situazione e delle problematiche della nostra comunità. Problematiche che meriterebbe anche un rafforzamento dell’organico consolare (essendoci solo una ventina di funzionari) sia per il numero dei residenti e sia per la forte presenza turistica italiana su una vastissima area consolare .
Non siamo arrivati certamente ad una conclusione,essendo stato l’inizio di un percorso, ma certamente possiamo affermare che vi sono tutte le premesse per creare una Associazione dei Lombardi in Spagna, che vi è un fortissimo interesse dei giovani lombardi per dare un contributo operativo in Spagna per promuovere l’Expò e che gli interventi regionali per creare una rete lombarda ,devono tenere conto anche di tutti quei giovani emigranti che pur non avendo titoli accademici, svolgono con impegno il loro lavoro : anche loro devono essere considerati delle “eccellenze”.Tra coloro conosciuti o che si sono messi in contatto vorrei citare Laura Cremonesi,milanese,attivissima Presidentessa dell’Associazione degli Italiani a Siviglia, il “varesotto-mantovano” Simone Darco (Siviglia) e il mantovano Thomas Genovesi (Alicante) , Ambedue lavorano nel settore della ristorazione. Una ultima annotazione sulla crisi economica in Spagna. Vorrei rispondere con un giudizio che condivido , quello espresso efficacemente dal blogger italiano in Spagna Lucio Colavero : “Qui stiamo vivendo una crisi fortissima della quale non si vede ancora minimamente la fine, ma credo fortemente che la Spagna sia ancora un bel posto dove vivere, un bel posto dove iniziare…. In Spagna è inoltre veramente più difficile evadere le tasse, hacienda (il ministero delle finanze) entra direttamente nel tuo conto in banca e ti chiede spiegazioni su eventuali versamenti periodici non dichiarati. A marzo ti arriva per posta il tuo bel 740 già precompilato, non si scappa…..In Spagna il mio foglio di carta è stato da subito ben accolto e mi ha garantito perlomeno una posizione sociale protetta, in un quadro lavorativo non del tutto rassicurante ma potenzialmente tale. Sono a Madrid da 5 anni ma ho cambiato lavoro da uno e mezzo, in piena crisi economica. Quanti curriculum avevo inviato? UNO. Va beh, mi direte, è anche fortuna. Sì, lo ammetto, ma avrei avuto la stessa fortuna a Milano? Non credo proprio.Tutti stanno facendo il loro sforzo per uscire dalla crisi il prima possibile e questa sensazione trasmette fermezza e sicurezza e non fa perdere l’allegria spagnola. Furbo, in Spagna, si dice listillo, ed ha una pessima connotazione: se sei furbo non sei un esempio da seguire. E questo, della Spagna, è un aspetto che adoro. Concludendo: in Spagna non si sta meglio che in Italia ma almeno si ha la sensazione contraria.”
Riflettiamoci.
Daniele Marconcini
Presidente Associazione dei Mantovani nel Mondo Onlus