Dopo una mancata Laurea in informatica ed un lungo trascorso da Responsabile al Personale ed agli acquisti in alcuni locali notturni in Emilia Romagna, mi sono avvicinato a mio padre, allora tecnologo alimentare e sviluppatore di nuovi prodotti nel 1998.
Nacque così la Baobab Fruit Company. Prima società al mondo a raccogliere, trasformare e commercializzare derivati del Baobab. Dopo solo un anno, conoscemmo Laudana Zorzella, braccio e mente operativa di un ONG italiana. Laudana fu folgorata ed “entrò nel tunnel del Baobab” dopo una sola settimana dalla nostra conoscenza. Mauro era capace di trasmettere un entusiasmo ed una fede, che pochi potevano ignorare. Grazie a Laudana provammo ad aprire una seconda unità produttiva in Mali, ma la partnership (obbligata) con il partner locale Maliano ci obbligò a lasciare il Paese. Nel 2004, si creò una nuova società, sempre senegalese, formata da soli partner italiani, Baobab Fruit Company Senegal. Io, Mauro e Laudana ci lanciammo in questa nuova avventura, a Thies. Nel 2006, per poter ovviare ai comuni problemi di logistica, si creò la succursale Italiana della BFCS, ad oggi operativa, a Poggio Rusco (MN). Oggi, BFCS Italia è gestita da Sonia Manzi, socia di BFCS ed abile imprenditrice e mente commerciale della BFCS. Io mi occupo della Raccolta nell’East Senegal e della produzione a Thies e Laudana dell’amministrazione e della logistica. BFCS offre lavoro a oltre 200 persone impiegate nella trasformazione ed oltre 1000 nella raccolta. Martin Spaeth, italo-svizzero d’adozione austriaca, si occupa della ricerca e sviluppo.
E’ stato difficile realizzare questo vostro sogno?
La più grande difficoltà è stata l’imposizione del prodotto nel mercato mondiale e le risorse economiche (private) per poter aumentare la qualità e la quantità dei prodotti. Abbiamo ovviato rimboccandoci le maniche, risparmiando all’osso ogni spesa, portando quasi a zero i nostri salari. L’aiuto di Stefano Manfredini e del Team Ambrosialab di Ferrara ha aiutato il baobab ad entrare nelle più prestigiose riviste scientifiche mondiali.
Com’è la vita in Senegal?
C’è sempre caldo, si vive una vita “leggera” e priva degli stress portati dalla crisi europea e dalle scelte del governo italiano. Spesso si ha più voglia e tempo da dedicare ai propri interessi e allo sviluppo di nuove idee. Il popolo senegalese è pacifico – il loro detto è : ”DIAM REK”, LA PACE SEMPRE – e disponibile. E’ un popolo giovane e le terre qui sono ricche. Il governo inoltre, grazie all’ APIX, permette alle società – anche 100% di compagine estera, come noi – di essere esonerati dall’IVA, di usufruire di una tassazione inferiore e di esportare senza problemi nel resto del mondo senza pagare “mazzette”. Non è facile, ma se si decide di lavorare nella TOTALE LEGALITA’ i vantaggi sono immensi.
Ci sono italiani là, avete contatti, vi frequentate?
Pochi italiani imprenditori qui, perlomeno a Thies. Direi che non ce ne sono. Molti ragazzi giovani impiegati dalle ONG o dalle Associazioni, ragazzi che si fermano un anno e poi ripartono per altri lidi. Personalmente frequento molti Belgi e Francesi e casa mia è sempre aperta per una superlasagna o un piatto di caplet fat in cà [una specialità mantovana, una sorta di tortellini, agnolini in mantovano, che si mangiano preferibilmente in brodo – ndr]. La disputa di Vino e Formaggio Italiano contro Francese è ormai consueta, ma ahimè per i Francesi, VINCIAMO SEMPRE NOI. Lo stracchino regna. Pardon.
Com’è essere italiani all’estero, hai nostalgia dell’Italia?
Moltissima nostalgia degli aperitivi nella mia rossa Bologna e nella nebbiosa Sermide, delle chiacchierate con mia Madre e delle avventure con mia sorella. Torno, quando posso, ogni tre o quattro mesi.
Come vedono l’Italia e gli italiani dal Senegal?
Tutti vorrebbero visitare l’ Italia ma il governo Italiano non permette l’immigrazione così facilmente. Quindi si vive una forte Gelosia. Grande rispetto reciproco.
Grazie tante, ciao, in bocca al lupo!
Intervista raccolta da Claudio Scaglioni
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