Patrizia Marcheselli intervista Magali Pizarro che vive e lavora in Patagonia (Argentina)
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Magali è andata fino in fondo nella ricerca delle sue radici, il bisnonno era mantovano. La sua sete di italianità è iniziata quando aveva solo 10 anni: ricostruita, voluta e desiderata. Radici pulsanti ed echi senza tempo. Questa giovanissima speaker del programma – Ora Italia – dalla Patagonia, trasmette la sua Italia per tutti ( http://oraitalia.blogspot.com/ )
D- Ci parli delle sue radici italiane
R – Le mie origine sono un po’ varie… ma devo dire che sono andata a scovarle lontano lontano. Non essendo figlia di italiani, ne nipote, ma terza e quarta generazione italiana. Sono nata a Viedma, in Patagonia, luogo in cui sono nati anche i miei genitori. La mamma è quella che ha le radici italiane.
Sua mamma, ossia mia nonna, è figlia di un Mantovano. Nato il 15 aprile 1891, e vissuto lì fino al 1910, anno in cui venne chiamato al lavoro da parte dello stato argentino che in quell’epoca aveva avviato la costruzione delle linee ferroviarie patagoniche. È così che Giuseppe Tetti partì per l’Argentina. E iniziai la sua vita da immigrato. Un po’ strana e difficile da capire per noi. Dato che non ne hai mai parlato della sua vita in Italia nemmeno ai suoi figli che, essendo molto piccoli, non si interessarono tanto ma che una volta cresciuti si resero conto che qualcosa gli mancava. Nel 1939 sposò Felisa Fraser, di origine francese, con la quale ebbe 4 figli, fra cui mia nonna. Con loro visse fino al 1960 a Esquel, un paesino della provincia del Chubut, dove fra l’altro costruì da solo la Scuola Normale 54. Fu anche nel 1960 che la famiglia decise di emigrare a Viedma dove vissero tutti insieme fino alla morte di Giuseppe avvenuta nel 1963. Ma le radici sono ancora tante… avendo due trisavole, una Molisana, altra Marchigiana, e un trisavolo Emiliano romagnolo.. tutti emigrati in Argentina fra il 1900 e il 1910.
D- Sin da piccola ha sempre alimentato la sua italianità, ci racconti la sua esperienza.
R- La mia storia da italiana … è iniziata sì da piccola. Ai 10 anni iniziai a costruire la mia italianità. Perché, sono dell’idea che uno puo’ essere italiano, di cognome italianissimo e cittadino da passaporto italiano… ma si deve innanzitutto essere consapevoli della propria storia per crederci e volerla bene. Io queste idee me le son fatte man mano che il tempo è passato. Ma ai 10 anni iniziai a chiedere alla mamma che mi raccontasse delle storie sulla mia bisnonna che, nata in Brasile, manteneva tutte le tradizioni italiane dei miei trisavoli…e parlava pure il dialetto! la mamma mi raccontava sempre delle tagliatelle fate a mano, della visione che mia bisnonna aveva della Politica, della cultura e delle lettere che inviava ai sui parenti in Svizzera, emigrati per forza grazie alla prima guerra, tutte in italiano.
Fu così che arrivata l’epoca dei corsi di lingua italiana, quindi l’epoca di scuola, decise di andare a studiare la lingua italiana alla Dante. E così iniziai ad avvicinarmi alla cultura italiana. Un primo anno alla Dante fatto bene, ma molto bene, senza nemmeno studiare l’italiano… ma soltanto facendo ciò che la maestra diceva in lezione. Poi sono stata promossa al livello giovani, pur essendo piccola. Alcuni anni passati con i giovani (molto più grandi di me) e arrivata al 4to anno d’italiano…sono dovuta sostarmi e continuare a studiare a casa da sola, non avendo compagni di studio perché tutti se ne sono andati a studiare ed io continuavo a fare ancora la scuola media. Dopo questi 4 anni di studio .. iniziai a collaborare nell’organizzazione della ‘Mostra delle Regioni in Patagonia’ un evento nato dentro la Scuola di Lingua che mi vide dentro il gruppo degli organizzatori fino al 2007. Nel 2006 feci esperienza ‘lavorando’ ma in realtà imparando a insegnare la lingua italiana ai più piccoli, i bambini della scuola nido. Nel 2007 continuai a insegnare l’italiano ai bambini dai 9 agli 12 anni. Tutte esperienze bellissime e da ripetere assolutamente! fra bambini che vogliono imparare e motivati con i quali ho prodotto tante opere di teatro, danze e persino progetti di riciclaggio creativo!…ebbene la mia italianità si è costruita un po’ partecipando e collaborando nelle attività e eventi svolti dalla comunità italiana, … ma altrettanto dalla mia voglia di investigare, di leggere e di vedere l’Italia da un altro punto… dalla passione che ha suscitato dentro me l’Italia tutta.
D- Cosa significa per lei la cultura italiana in Argentina
R- La cultura italiana significa molto, non solo per me, ma anche per tutti quelli che abitano in queste terre. L’influenza della cultura italiana durante ‘le grandi immigrazioni’ … dalla prima del 1853 – quando lo stato argentino aprì le porte dello stato ufficialmente agli immigrati – in poi… hanno contribuito alla costruzione del nostro paese. Prima eravamo sotto dominio spagnolo e il nostro legame con quella cultura non è stato altro che dipendente e negativo. Ma l’arrivo degli italiani è stato visto e apprezzato d’altro modo. Gli italiani portarono la loro cultura del lavoro, della cucina, della musica, della costruzione… insomma.. il loro è stato un contributo importantissimo per noi. Alcuni vestigi restano ancora in piede, come il Teatro Garibaldi qui vicino … fatto da un gruppo di italiani che arrivati in Patagonia e non avendo un luogo dove ritrovarsi e dare sfogo alla creatività… decisero di costruire un teatro al quale ancora oggi … ci andiamo tutti! e la sua associazione di mutuo soccorso.
Ma… al di là delle cose materiali… penso che la cultura italiana vera e propria – e lo spirito italiano- stia pian piano scomparendo.. dato che le vecchie generazioni, quelle che vissero in prima persona l’emigrazione non ci sono più oppure sono in pochi e le loro famiglie,i suoi figli… non hanno saputo ne ‘voluto’ continuare con le tradizioni… e a volte… neanche con i valori che i suoi genitori impararono in Italia e portarono qui.. quindi la cultura e i valori italiani si stanno perdendo da generazione in generazione.. e anche quella voglia e sentimento di mantenerla nel tempo da parte di quelli che sono e si sentono Argentini a fuoco.
D- Com`è nata e perchè l’idea del programma radiofonico “Ora Italia” e quali sono le reazioni dei radioscoltatori.
R- Ora Italia… è nata a gennaio del 2009…
Quando sono rientrata in Argentina dopo uno stage in giornalismo a Bologna per giovani discendenti della Regione Emilia Romagna. Al mio rientro sarei dovuta continuare con il lavoro da reporter all’estero per la Regione… producendo dei testi e materiale audio sia per il sito che per la loro radio. Ma io volle fare qualcosa in più e arrivata nella mia città mi avvicinai alla Radio Nacional Argentina dove, in precedenza, c’erano stati dei miei amici a fare un programma per gli italiani, i quali, non essendo più disponibili, avevano lasciato lo spazio. Quindi presentai l’idea di programma… sotto il nome di Ora Italia… e la radio mi permise di iniziare.. anche se non avevo avuto, in precedenza, esperienza dal ‘vivo’ …. si sono fidati! e il 14 febbraio 2009 partii con questa trasmissione -non senza errori, che pian piano iniziai a modificare-. Alla produzione e alla conduzione c’ero e continuo ad essere da sola …sempre con lo stesso tecnico di regia che ormai mi conosce e ha imparato addirittura un nuovo linguaggio a segni che non aveva mai usato nessuno in radio! io ne ho creato uno nuovo!! e ogni volta che chiedo un brano musicale sembra che stia atterrando un aereo in mezzo allo studio.
Ebbene, partita con la trasmissione la idea e stata quella di collegare l’Italia e gli italiani sullo stesso microfono ..fare uno scambio virtuale culturale e storico fra la nostra regione patagonica e la penisola italiana. Questi obiettivi, per fortuna, sono stati raggiunti e durante il 2009 sono nate diverse collaborazioni con radio e quotidiani dall’Italia per gli italiani nel mondo, come la RadioER e il Quotidiano Un Mondo di Italiani del Molise … i radioascoltatori sono più che soddisfati e devo dire che ogni giorno che passa mi sorprendo di più della quantità di persone che seguono il programma sia sul blog che sulle reti sociali e dal vivo. Ed è proprio questo che volevo sin dall’ inizio ..riuscire a collegare gli italiani anche se lontani, mantenerli informati e riunirli. Grazie alla dmensione che ha preso il programma sono nate delle bellissime collaborazioni con gli italiani all’estero.
Da poco.. mi sono collegata anche con l’ideatore de ‘L’Italo Europeo’ un giornale culturale a Londra… e oltre alla collaborazione fra i siti nascerà fra poco una collaborazione in cartaceo- dove verrano pubblicati articoli di ora italia-e uno spazio dal vivo per il loro giornale… diciamo che adesso un’ora di programma non basta!!! speriamo che pian piano riesca a fare ancora meglio di ciò che fino adesso sono riuscita a fare!…
Per il momento il programma non riceve nessun aiuto in denaro…. e’ stata l’associazione Emilia Romagna della Comarca Viedma Carmen de Patagones a sostenerlo…firmando un accordo con la Radio Nacional Argentina, la quale ci permette di andare in onda senza pagare i minuti di trasmissione.. ma ci sono, sempre, delle altre cose su cui investire, come un sito web ‘ufficiale’ e la produzione del medesimo. Per adesso diciamo che è un hobby, una passione e un piacere che mi sta dando più di una soddisfazione emozionale e che mi permette di trasmettere l’italianità e la mia passione, con le sue dolcezze e amarezze, fra tutti quelli che la sentono come me…. (il programma è trasmesso un po’ in italiano e un po’ in spagnolo…non tutto in italiano perché altrimenti molti degli italiani che non sanno la lingua non potrebbero capirlo).
D- Il Laboratorio per bambini in situazioni di disagio “Fammi sentire come parli l’italiano” come è nato e quali sono gli obiettivi?
R- Il Laboratorio è nato quest’anno… no avendo la possibilità di lavorare insegnando l’italiano …causa tanti impegni all’università… ho deciso di organizzare un laboratorio di cadenza settimanale … nel quale dare degli spunti sulla lingua italiana e dare sfogo alla mia voglia di insegnare e – come dicevo prima- trasmettere l’italianità… e diffonderla.
È così che dentro l’Associazione Emilia Romagna della comarca viedma patagones.. ci siamo organizzati per presentare un progetto a uno dei quartieri della periferia della città dove mi hanno aperto le porte e dato la possibilità di portare avanti questo laboratorio.. il quale ci tenevo a fare…. cosi come ci tenevo a fare il programma di radio… ed ecco qui.. che sono giunta al mese di Laboratorio! è davvero bello vedere i bambini arrivare il sabato alle 9 del mattino … con lo zaino sulle spalle e la bici … disponibili a far lezione d’italiano.
Penso che l’insegnamento della lingua italiana sia importante per mantenere stretto il legame fra l’Italia e l’Argentina e puntare alla valorizzazione delle nostre storie di emigrazione e che rappresenti inoltre una risorsa che in un futuro consentirà ai giovani di crescere anche professionalmente. Ma anche, in questo caso, l’italiano apre un altro panorama talmente diverso da quello a cui sono dovuti affrontare questi bambini e gi porta il sorriso in faccia… quando cerchiamo di trovare il senso alle regole grammaticali.. quello non ha prezzo.
D- Quali sono gli ostacoli (se ce ne sono) alla diffusione della lingua italiana nella sua zona?
R- Gli ostacoli.. sicuramente la paura dei docenti di sbagliare, la paura di essere superati dai più giovani e perdere spazio dentro le scuole. Lo so per esperienza propria.
Ci sono molte rivalità fra i docenti d’italiano che invece di lottare tutti insieme per la diffusione della lingua.. si spaccano in due… e fanno ciò che ognuno considera giusto. Penso sia necessaria una legge di tutela della lingua italiana all’estero.. delle linee programmatiche… e sicuramente più controlli sulle scuole italiane all’estero…affinché la diffusione della lingua sia equa in tutti i posti. E sicuramente anche l’esigenza di un livello avanzato della lingua italiana a quelli che la insegnano.. altrimenti la nostra cultura… comincerà a rovinarsi.
D- Ci parli di lei: aneddoto, storia, riflessione, sogni, considerazioni…
R- Di me. di me.. difficile però! … sono nata a Viedma 20 anni fa. Ho frequentato la scuola elementare e successivamente quella media. Mi piace tantissimo ballare… fare teatro, scrivere… andare in bicicletta (amo la bicicletta e mi appassiona il Giro d’italia)
un aneddoto più che speciale.. e del quale mi ricordo come se fosse stato ieri.. è successo a Bologna nel 2008, in salita verso la Madonna di San Luca.. il santuario con i portici più lunghi -in distanza- al mondo. Bene, eravamo io e un’amica. A comandare nell’espedizione: IO! (pauraaa!) che ero già andata in cima alla Madonna in occasione del Giro dell’Emilia. Ma invece di scegliere il cammino sotto i portici …decisi di prendere l’altro.. quello sulla strada…. tanto per provare e non fare sempre lo stesso circuito!… a metà strada (dopo percorrere 4 chilometri) fermai un ciclista per chiedergli quanto mancava alla cima.. questo mi disse: ‘mancano almeno 6 chilometri in più, prima dovete arrivare al bivio e prendere la strada a destra, sempre in scesa’.. .mannaggia!(pensai)… e i piedi cominciavano a sentire la fatica. Il paesaggio era davvero fantastico… vedere i colli bolognesi da lì … è semplicemente meraviglioso! … e in mezzo a questo panorama, due suore che venivano a tutta fretta camminando in discesa. Noi le salutammo e loro ci dissero ‘ma siete sicure di continuare? guardate che fra un po’ comincia a piovere’… noi, testarde… salutammo le suore e continuiamo a camminare… e dopo 5, no, 3 minuti è cominciato a piovere a dirotto!! … immaginate, eravamo a novembre..e faceva un freddo dalla madonna! … a questo punto la mia compagna di viaggio … incominciò a guardarmi con lo sguardo da assassino!…. ed io ..facendo finta di non soffrire per la pioggia continuavo a camminare mentre indossavo il cappello e i guanti…. maaaahh… come caduta dal cielo… è apparsa una FIAT 500 dietro noi suonando il clacson… a questo punto pensai che fosse qualcuno che ci volesse far sapere che eravamo in mezzo alla strada… ma no, erano le due suore che erano salite in macchina per venire a trovarci!!! appena le ho viste dentro l’auto.. ho ringraziato in mille colori e forme… e queste due ci han detto ‘ non sembravate ragazze di auto-stop’.. e, infatti se non fosse stato per le suore..sono sicura che saremmo ancora in mezzo alla strada …camminando… assolutamente bagnate… e senza mettere il dito in su per l’autostop..ma pregando la Madonna per fare stop alla pioggia!’… (finalmente, le suore ci hanno portato davanti alla Madonna di S.Luca… e ci siamo fate anche la foto con loro per ricordare quel bellissimo momento. Dopo visitare la Chiesa e ascoltare il coro… siamo tornate a casa utilizzando l’altro percorso, molto più sicuro, sotto i portici e senza la pioggia).
Sogni… non ho avuto tanti, ma uno solo. Il sogno di andare in Italia e conoscere la terra delle mie radici. Un sogno che ho potuto portare a compimento nel 2008 e il quale sarà sempre IL sogno. Ma siccome i sogni si rinnovano… adesso devo dire che il sogno 2… e quello di tornare in Italia ma questa volta per fare un’especializzazione all’Università seguendo sempre le tracce della storia. Adesso mi trovo a fare il secondo anno della Laurea in Lingua e Cultura Italiana curriculum Storico Culturale… e una volta tornata in Italia vorrei fare un Master sulla Valorizzazione e Tutela dei Beni Culturali. oppure qualcosa che abbia a che vedere con la comunicazione… e rimanere a vivere per qualche mese, anno, decennio.. per tutta la vita… non si sa mai!
Sono certa che se i sogni vengono inseguiti non c’e’ possibilità che questi volino via. Perciò eccomi a inseguire il mio sogno.. e a lavorare giorno dopo giorno per arrivare al mio obiettivo.