Nell’edizione “Oriundi” di novembre, nell’articolo dell’editore: “È proprio così, Sig. Console? Ne è sicuro?”
– ammette che l’esistenza di una lista di attesa semi nascosta con “Dante Causa” ignoti può giustificare l’esistenza di tanti “buchi” nella lista di attesa antica, ma pone il dubbio sulla validità dell’accettazione di migliaia di richieste (che rappresentano un numero considerevole, giacché erano 39% su quelle valide), richieste di cittadinanza, queste, fatte da persone che ignorano (o ignoravano all’epoca) il nome ed il cognome del proprio nonno;
– contesta, punto per punto, i chiarimenti forniti dal Console, ribadendo l’esistenza di gravi indizi di condotte irregolari e possibili casi di corruzione, specificando nomi, cognomi e numeri di iscrizioni di persone che avrebbero avuto il riconoscimento della cittadinanza senza rispettare l’ordine cronologico, sorpassando decine di migliaia di altre richieste;
– contraddice il Console nella sua categorica affermazione che “le migliaia di cittadinanze concesse negli ultimi anni si riferivano appena al registro di nascita di figli, nati all’estero, di già cittadini”. L’editore Nardini cita dati del 2006, 2007 e 2008, forniti dallo stesso Consolato all’Ambasciata ed al Ministero degli Affari Esteri, in completa opposizione alle adesso affermazioni del Console;
– aggiunge l’editore Nardini, nel contrastare le affermazioni del Console, la citazione di nomi e cognomi di diverse persone che avrebbero ricevuto la cittadinanza senza mai essere stati in lista di attesa, e senza essere “figli di cittadini” secondo i criteri stabiliti dal Consolato stesso. Cita solo alcuni esempi, tutti col cognome iniziato dalla lettera A, da una relazione di migliaia che si propone di mettere a disposizione della Procura per accertamenti di possibili irregolarità;
– ribadisce l’editore Nardini che l’intenzione di queste pubblicazioni, coi sospetti esasperati dall’assenza di qualsiasi risposta alle domande fatte in proposito al Consolato, non è mai stata quella di denigrare l’operato del consolato e, molto meno, quello del Console stesso, ma quella di verificare i casi sospetti e, eventualmente, sanare definitivamente la situazione, lesiva dei diritti di molti cittadini italiani e oriundi qui residenti, nonché dell’immagine del consolato e dell’Italia stessa.
Vezio Nardini
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