Telegiornali e quotidiani mostrano immagini violente di scontri tra manifestanti e polizia, scioperi generali prolungati, barricate e feriti. L’agitazione, presente sia nelle citta’ che nelle campagne, e’ particolarmente forte nelle Universita’. Alcuni studenti, per protesta e per costringere il governo centrale a concedere l’autonomia, si sono recentemente immolati per la causa suicidandosi e creando reazioni a catena e un insprimento del conflitto. Mi trovo da tre settimane in questa zona, nel distretto di Warangal. C’e’ un aspetto interessante nelle istanze separatiste del Telangana. Ma facciamo un breve passo indietro per inserire quanto sta succedendo nel vasto contesto della storia Indiana post-indipendenza.
L’indipendenza dell’India dal governo britannico, e le lotte che hanno portato a quell’indipendenza, aveva coalizzato vaste regioni geograficamente confinanti che rivendicavano l’autonomia dal colonizzatore straniero. La presenza di un nemico commune ha fatto da collante – pur nelle differenze etniche, linguistiche, culturali e religiose – per la creazione della nuova Nazione. Qualche problema in realta’ e’ sorto gia’ all’inizio, con la suddivisione della neonata repubblica in diversi stati – alcuni territori, per esigenze politico-amministrative o forse per interesse o forse solo per poca lungimiranza, sono stati aggregati a uno stato o all’altro senza considerare le diverse matrici culturali, le lingue o le religioni presenti in quelle aree. Col tempo questa situazione ha dato vita a dissapori interni e spinte separatiste in seno a diversi stati. Ricordiamo che gia’ ai tempi dell’indipendenza nel 1947 le tensioni interne tra indu e musulmani avevano da subito creato una divisione dei territori dell’ex colonia Britannica – India e Pakistan. Disordini iniziati in Punjab e Bengal tra sikh, indu e musulmani, e divampati in tutto il neo-indipendente territorio, crearono gia’ allora piu’ di 500 mila morti. E una delle piu’ vaste migrazioni di massa della storia coinvolse 12 milioni di persone che si spostarono tra le due nuove nazioni. Nel 1971 il Bangladesh, inizialmente formato dall’East Pakistan e dall’East Bengal, si separo’ dal Pakistan. Certo non un inizio senza tensioni per la Repubblica Indiana.
La questione del Telangana, per tornare ad oggi, non e’ una storia nuova. Gia’ nel 1956, con la nascita dell’Andhra Pradesh (lo stato indiano di cui il Telangana e’ parte) le istanze di questa regione erano state messe sul tavolo perche’ gia’ allora esisteva una forte identita’ culturale in questo territorio. Ma ragioni di opportunismo politico hanno poi fatto optare per una diversa formula: il Telangana sarebbe entrato nell’Andhra Pradesh con una sorta di gentlemen’s agreement che prevedeva una condivisione del potere e la concessione al Telangana di un ruolo importante a livello politico nell’Andhra Pradesh (alcune posizioni politiche-chiave sarebbero andate a politici del Telangana, cosi’ come una quota dei diversi ruoli governativi). Ma le disparita’ di trattamento subite dal Telangana e il mancato rispetto di alcuni accordi hanno iniziato a creare tensioni gia’ dal 1969. La bolla e’ scoppiata nel 2009, e rischia di trascinare a catena tutta una serie di situazioni simili: l’India e’ attualmente un calderone politico in cui stanno macerando molte istanze di autonomia. Una delle idee, o meglio lo slogan, che si sente spesso e’ “stati piu’ piccoli per governi piu’ efficienti e maggiore sviluppo locale”.
La questione e’ che spesso le istanze di autonomia sono oggetto di manipolazioni politiche, giochi di potere e scambi di favori, e vengono utilizzate dai partiti per fare promesse in cambio di voti (nel caso in cui appoggino queste istanze) o per ottenere favori dalle autorita’ centrali e statali (nel caso in cui si oppongano all’autonomia in favore dell’unita’ nazionale). Ma un clima in cui i contrasti vengono utilizzati per giochi politici puo’ solo portare a ulteriore intolleranza, squilibri interni, e allo sviluppo di identita’ locali basate sull’ostilita’ verso gli altri. Tutto cio’ naturalmente finisce con l’essere anti-nazionale e col creare ulterior instabilita’. L’aspetto interessante delle istanze del Telangana e’ che sono basate su questioni economiche piuttosto che meramente culturali.
Perche’ negli altri stati in cui le spinte autonomiste hanno portato alla creazione di nuove entita’ (come l’Uttarakhand, il Chhattisgarh, il Jharkhand e l’Uttaranchal) i motivi della richiesta di autonomia erano di tipo culturale: linguistico, o etnico, o religioso (vedi anche la situazione del Kashmir). Nel Telangana invece le istanze sono prevalentemente di tipo economico. Hyderabad, la principale citta’ del Telangana e’, dopo Bangalore, la Silicon Valley dell’India, cioe’ una delle citta’ in cui sta avvenendo il miracolo economico indiano, sede di grandi aziende informatiche che stanno facendo dell’India una delle piu’ importanti economie emergenti del Pianeta. La situazione quindi – senza voler prendere le parti di qualcuno ma volendo solo riportare i sentimenti locali – e’ quella dei dissapori tra diverse aree a diversa produttivita’. Una sorta di ribellione del Nord produttivo contro un Sud a traino.
Il Telangana e’ infatti la zona piu’ industriosa e prospera dell’Andhra Pradesh, e si sente sfruttato dallo Stato centrale a cui devolve ricchezza e da cui non riceve molto in cambio: le decisioni politiche favoriscono il resto dello stato piu’ che il Telangana, i politici tendono a non considerare le esigenze del Telangana in favore delle clientele dell’Andhra Pradesh, i giochi vengono giocati senza riconoscere il ruolo fondamentale del Telangana nella produzione e redistribuzione della ricchezza di tutto lo stato. Senza poi contare l’accesso alle risorse idriche: gran parte dell’acqua dell’Andhra Pradesh viene dal Telangana. Le possibilita’ di irrigazione dello Stato hanno sede in questa zona e l’Andhra Pradesh e’ visto come l’usurpatore dell’acqua di altre regioni. Quindi, le diverse radici culturali di questa zona esistono, ma la bolla come dicevamo e’ scoppiata per motivi economici, e questo e’ l’aspetto piu’ interessante e moderno di quanto sta accadendo in Telangana. E’ per questo che uno degli epicentri dei disordini sono le Universita’ e la maggioranza dei suicidi di protesta tra i manifestanti si ha tra gli studenti , specialmente quelli dell’Information Technology: chi studia e si prepara a un mondo del lavoro non tradizionale, fatto di innovazione e delle opportunita’ offerte da un’economia in forte crescita, non vuole vedersi sottrarre le migliori possibilita’, non vuole vedere convogliata verso l’Andhra Pradesh la ricchezza che produrra’.
Il problema e’ che, anche se esistono gia’ precedenti recenti, se il governo di Delhi approvasse la creazione del nuovo Stato, in questo momento darebbe il via ad una reazione a catena e innescherebbe una lunga serie di agitazioni non sempre pacifiche a supporto delle istanze autonomiste o separatiste di parecchi territori. E questo porterebbe a un’ulteriore frammentazione degli attuali stati ovunque ci siano differenze interne di sviluppo e di crescita o disequilibri nell’accesso alle risorse che creano risentimenti e frizioni. La questione non e’ da poco per il governo centrale: in un momento in cui l’India e’ focalizzata sul diventare una Potenza economica sempre piu’ forte ed influente nello scenario internazionale, il bisogno di stabilita’ politica interna e’ quanto mai determinante, e le spinte separatiste – coi disordini e le tensioni politiche che comportano – non agevolano certo la creazione del clima ideale.
Dall’inviata dei Mantovani nel Mondo in India Roberta Mazzoli