‘Jazz nostalgia of the 60s’: nostalgie jazzistiche degli Anni 60, proposte dall’Ugo Conta Italian Quintet a novembre al Teatro Sociale della sua Mantova. Promotrice del concerto nella città natale del marito Ugo, lla signora May Chau Conta, presidente dell’Academy fon Contemporary Arts & Languages.
L’incasso è stato destinato a sostenere interventi di ristrutturazione del teatro. Un rapporto Hong Kong-Mantova iniziato fin dagli Anni 80 con i premi-concorso per violino e pianoforte dedicati ad Ada Dal Zoppo ed a Rinaldo Rossi. Soddisfazione
Ugo Conta, in viaggio sentimentale con la signora May Chau, incontrava, prima di Pasqua, l’avvocato Guido Benedini, amico d’infanzia e presidente del Teatro Sociale. Si delineava un’idea-proposta, subito accolta da Ugo con il tradizionale entusiasmo riservato a qualsiasi occasione mantovana. Nella terza settimana di giugno, Conta tornava apposta, sempre con May Chau, per definire nei particolari proprio quel progetto, del quale aveva parlato in primavera con Benedini. «Per me una grandissima gioia – dice Ugo – anzittutto essere nella mia Mantova, con la possibilità, addirittura, di suonare al Sociale e per un’iniziativa della quale, spero, venga colto anche il significato aggiunto, oltre quello musicale...». Per Conta, un ritorno anche ai ricordi giovanili: nella primavera del 1957 il Sociale si apriva al jazz, con i pionieri: «Anche allora ero alla batteria, con Enzo Galletti trombone, Luciano Camin contrabbasso e, special guest, il trombettista americano Bill Gilmore». Subito dopo, affrontava la scena milanese, al Santa Tecla, locale di culto per cantanti e musicisti rampanti, che potevano chiamarsi Adriano Celentano, Enzo Jannacci, Pino Sacchetti, Giorgio Buratti, Giorgio Gaber. Ugo però entrava in una formazione che allora andava per la maggiore, quella di Bruno Rauchi: «C‘erano Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco, l’amico mantovano Gianni Bedori, grande sassofonista, poi diventati famosi».
La svolta esistenziale avveniva però 46 anni or sono, il 29 giugno 1963: Ugo sbarcava ad Hong Kong con un complesso italiano, chiamato ad inaugurare l’Hilton Hotel. Successo dopo successo, finiva per rimanere nella metropoli cinese, ma da immigrato d’assalto. Apriva nel 1969 il Mantua Judo Club, essendo lui cintura nera, sesto dan. Faceva tesoro di quanto aveva imparato a Mantova nella SAMJ con il maestro Bruno Tosi. Allora, gareggiavano personaggi come Mario Cattafesta e Rino Bulbarelli (giornalisti); Claudio Gallico (docente universitario, musicologo); Gilberto Finzi (poeta), Francesco Lusvardi (medico). Durante gli Anni 90 veniva chiamato addirittura alla presidenza della Hong Kong Judo Federation. Poi l’avventura nella ristorazione, dal 1976 al 1992 con il Rigoletto, mantovano non solo per il richiamo verdiano dell’insegna, ma soprattutto per i piatti proposti in menu (tortelli, risotti) e per i prodotti fatti arrivare da Mantova, come il Vialone Nano. Passava un decennio ed ancora un ristorante, ‘Ugo’ tenuto dal 2002 al 2006, con cucina sempre mantovana. Questo senza abbandonare la musica, nei ristoranti mai mancava il pianoforte, ad offrirgli occasioni estemporanee. Ma si ritrovava anche professionista, unico italiano in gruppi formati da jazzisti USA e britannici, che tenevano 11 concerti tra giugno e luglio 1997 per il ritorno di Hong Kong alla Cina. Il legame con la città natale sembra rafforzarsi nel tempo e già lo hanno dimostrato le periodiche rimpatriate, compresa quella del matrimonio, accolte dagli amici di sempre.
Tratto dalla Gazzetta di Mantova (rda)