“Viaggio di studio in Valle Camonica” è oramai un appuntamento stabile e importante nel contesto dell’associazionismo legato all’emigrazione. L’Associazione “Gente Camuna” è costituita con apposito atto notarile nel 1967 con sede a Breno, ha costituito, fin dagli inizi degli anni ’70, in Svizzera quattro Circoli (Ginevra, Losanna, Basilea, Zurigo) regolarmente funzionanti da oltre 30 anni. In tutti questi anni l’associazione ha organizzato iniziative culturali significative nelle principali città della Confederazione, grazie anche alla disponibilità e preziosa collaborazione dei nostri concittadini ivi residenti. Anni fa poi è stato realizzato il primo progetto di un viaggio di studio per figli di emigrati, grazie al quale furono ospitati in Valle Camonica 25 giovani provenienti dall’Argentina, dall’Australia e dagli Stati Uniti, che per la prima volta davano concretezza alle persone, agli ambienti, alle immagini che i loro padri o i loro nonni avevano loro descritto. Analoga esperienza è stata ripetuta anche negli anni seguenti con grande successo.
Che bilancio può tracciare sino ad ora di questa esperienza?
Questa esperienza, faticosa dal punto di vista organizzativo, ma che ripaga di ogni sforzo ogni volta che accogliamo i 25 ragazzi e con loro trascorriamo le due settimane previste, non può non considerarsi del tutto positiva. Anzi, se posso aggiungere qualcosa di più, devo dire che di per sé giustifica la vita della nostra Associazione. Se infatti si rimane legati agli obiettivi di quando 40 o 50 anni or sono le nostre Associazioni sono sorte è inevitabile che si avverta un lento ma inesorabile declino in considerazione del fatto che gli anni passano per tutti e si riduce notevolmente il numero degli interlocutori, soprattutto in una piccola Associazione come Gente Camuna legata al territorio della Valle Camonica.L’ultimo incontro si è concluso il 3 ottobre scorso; era il sesto avendo iniziato l’attuazione del progetto nel 1998. La complessità organizzativa ci impone di attuarlo ogni due anni e lo riserviamo a ragazzi discendenti di emigrati camuni e lombardi di età compresa tra i 16 e i 25 anni.
Che importanza riveste questa esperienza per i ragazzi che vi partecipano?
A questa domanda sarebbe bello rispondere con le lettere a cui i partecipanti affidano i loro giudizi e le loro considerazioni. In uno dei primi incontri una ragazza del Brasile, dopo aver ringraziato per l’opportunità che le era stata data di venire in Valle, aggiungeva: “Partecipare alla storia di una famiglia è come essere un ramo di un grande albero. Le stagioni passono, cadono le foglie, viene la tempesta., tuttavia l’albero rimane sempre. E’ immortale, perché ci sono vincoli troppo forti tra i rami. Conoscere le nostre radici è diventare parte del nostro intimo e parte del mistero che siamo. Senza la toria dei nostri antenati non esisterebbe la nostra storia”.Parlare di “radici” oggi appare ormai quasi retorico, eppure per questi ragazzi è come una necessità, come un impegno che vogliono assolvere. A questo impegno si aggiunge quello di migliorare le conoscenze della nostra lingua non solo per arricchire le proprie abilità, ma per poter meglio approfondire la nostra cultura. Non è raro infine che alcuni di loro restino nel nostro Paese o vi tornino per soddisfare questi intimi interessi anche culturali.
Come vengono selezionati i ragazzi? Chi vi può partecipare?
Nel mese di febbraio pubblichiamo tramite il nostro sito, il Notiziario e le Agenzia di stampa che si interessano di emigrazione il bando con allegati i moduli necessari per le domande. In genere diamo tempo fino al 31 maggio per l’invio delle stesse. Nel bando sono indicate anche le agevolazioni previste e cioè la gratuità del vitto e dell’alloggio e l’eventuale contribuito per le spese di viaggio.Nella domanda, oltre alle generalità anagrafiche, si chiede di indicare anche il paese d’origine dei propri avi e il grado di conoscenza della lingua italiana. Possono quindi inoltrare richiesta di partecipazione al “Viaggio di studio in Valle Camonica” tutti coloro i cui requisiti rispondono a quelli indicati nel bando. Scaduti i termini si procede alla selezione in quanto il numero delle domande è sempre almeno il doppio dei posti previsti e cioè 25. Si tiene conto anzitutto dei ragazzi di origine camuna, poi di quelli provenienti da altri Continenti e della data di arrivo della domanda. Il grado di conoscenza della lingua è altro elemento che aiuta l’Associazione nella scelta. Il bando prevede anche la partecipazione di un numero molto esiguo di ragazzi che vivono in Paesi Europei. Quest’anno, oltre a ragazzi latino americani, erano presenti anche ragazzi rumeni.
E’ stata la prima edizione con ragazzi provenienti da Paesi europei? E’ una tendenza che si confermerà anche nelle prossime edizioni?
Fin dall’inizio il bando ha previsto questa possibilità ed infatti anche nelle precedenti edizioni vi sono state presenze di ragazzi che vivono in Svizzera e ancora in Romania. In quest’ultimo Paese si è infatti riscontrata la presenza di discendenti di emigrati della Valcamonica ed in particolare originari del Comune di Pisogne, cittadina sul Lago d’Iseo. Sia pure con un numero di 4-5 ragazzi riteniamo giusto dare anche per il futuro l’opportunità di una partecipazione a questi ragazzi.
Pensando ai ragazzi conosciuti e ospitati in queste edizioni, ritiene di poter individuare tracce, radici culturali comuni, camune in questo caso, che ancora oggi rimangono nei giovanti discendenti di italiani all’estero?
Occorre considerare che i ragazzi che noi ospitiamo ormai appartengono alla terza o quarta generazione e che molti di loro seguono o hanno seguitopercorsi di studi anche universitari. Anche se è difficile individuare segni visibili di nostre tradizioni e della nostra culturale, certamente si evidenziano in loro profondi sentimenti di vicinanza col nostro Paese, considerata da molti di loro una seconda Patria. Il soggiorno in Valle di questi ormai quasi 150 ragazzi, non è mai stato il classico viaggio turistico; certo fa loro piacere vedere le nostre città, soprattutto se si trovano nei calli o tra i canali di Venezia o a Verona, ma il loro piacere più grande è conoscere la gente, andare a scoprire alcuni angoli dei paesini da cui sono partiti i loro antenati e magari raffrontarli con qualche ingiallita fotografia che si portano dietro come una reliquia; oppure ancora parlare con la gente del posto e avere notizie da trasmettere. Questi ragazzi vengono dai luoghi più impensati; nessuno di loro si conosce se non quando si arriva negli aeroporti e vengono accolti dai responsabili dell’Associazione. Dopo poche ore è come se si conoscessero da sempre. Questo, a nostro avviso, vuol dire che hanno qualcosa che li accomuna; e cosa può agevolare di più questo piacere di stare assieme se non le “radici” comuni da cui provengono?
Intervista a cura di Fabio Veneri