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Viaggio in Italia di Patrizia Marcheselli

{linkr:none}La nostra amica nonchè corrispondente dall’Argentina, Patrizia Marcheselli, dopo la sua permanenza a Mantova, al rientro in America latina, mi ha inviato questo testo in cui riassume e fa un quadro di ciò che ha trovato, visto, sentito e provato durante la seppur breve permanenza in Italia.  Un’analisi cruda precisa e diretta. Una testimonianza a volte ironica ma anche drammatica nel momento in cui attraverso le sue parole rende accessibile a tutti il tormento, i sentimenti e lo sdoppiamento che un’emigrato subisce nel suo vivere quotidiano. Sicuramente è un testo che arricchisce, almeno in me ha suscitato molta emozione. Grazie Patrizia.  Pietro
Caro amico…, come Lucio Dalla,.. ti scrivo e ti racconto un pò quello che ho trovato in Italia e le mie impressioni. Nella tua lettera mi chiedi le novità e cosa si sta facendo. Cosa stanno facendo in Italia? Sparano al cielo mio caro!  Sparano al cielo!  Davvero, te lo giuro, alle nuvole: grosse, piccole, mediane, bianche, azzurre… duranti intere notti sentivi uno sparo dietro l’altro. Sembrava di essere in stato di assedio. Ecco, così mi ha ricevuto l’Italia con botti che mi hanno accompagnata e tenuta sveglia da Varese a Mantova. Ogni comune ha il suo cannone personale. I botti però, sono uguali. A cosa servono?  Per allontanare la sfiga, i temporali, la grandine e i passeri…  fa impressione, lo so. Si.  Sono così evoluti, così felici gli italiani.
I giovani hanno smesso di farsi le canne e si drogano con sostanze che non sono altro che gli scarti di elaborazione di altre sostanze tossiche, però li fanno ballare intere giornate, isolati questo si, ma felici comunque di essere con il branco. Se penso al nostro vino…  Pensa che organizzano delle feste clandestine che si pubblicizzano su Internet o su dei volantini per strada con codici segreti, perchè queste feste non sono per tutti. Mica è la festa dell’ Unità!  Queste si chiamano “rave” (si attaccano con le orecchie ad autoparlanti giganti, tipo Apocalypse Now … che la musica la senti da Milano a Torino, però nessuno in zona se ne accorge e non disturbano) qualcuno ci rimane secco ogni tanto, ma solo per la musica troppo alta!
I nostri giovani si annoiano purtroppo e così hanno inventato un nuovo sport, ammazzare di botte agli omosessuali. Li sfigurano, tanto per fare, dicono. Hanno pure risvegliato, una antica ed assopita modalità che, se non ricordo male, si praticava o ce la applicavano durante la seconda guerra mondiale: bruciare vivi o pestare chi non è italiano. In questo caso se sei di fuori ti segnalano anche per strada e dopo 5 minuti, zac, ti accalappiano e ti rimettono in mare (vedi canotto sotto) o per aria, su un air bus, per essere precisi, così non torni più indietro. Però sono tutti contenti. Per non parlare dei precari e disoccupati, vecchi e nuovi, che non so cosa faranno per vivere, intanto hanno smesso di fare figli e ogni tanto qualcuno decide di farla finita. Le fabbriche le esportano all’Est, perchè così l’economia italiana e gli impresari si rifanno una costola, però bisogna cooperare col sangue, tutti, capisci?

L’escort non è più una macchina, ma un aggettivo di alta classe. Il telegiornale non si occupa più di sociale, politica, territorio o altro, ma solo di biografie di impresari di cui sanno tutto, ma proprio tutto. Il canone TV lo paghi per questo, per fare ricerca e dal prossimo anno tutti dovranno cambiare la televisione: la digitale terrestre. Incalza la tecologia e se prima di marzo, 2010, non hai speso i tuoi bei euro per aggiornarti col decoder e lo schermo piatto, non vedrai più nessun canale. Che divertente, non credi? Lo so, tuo padre con la pensione che riceve non deve essere troppo entusiasta, forse è un eccesso, però dai… siamo in Italia. Così forse la gente leggerà di più. Le Veline sono sognate da tutti e copiate da tutte, prossimamente avranno un sindacato proprio e si mormora una alleanza politica.Gli anziani, sono pochi ormai e non prendono più la pensione, no, ma un contributo per diritto di suolo.  I nostri talenti , lasciano l’Italia ma solo per provocare le istituzioni che li richiameranno in patria con le dovute scuse.  L’anoressia e la bulimia hanno raggiunto il 20% della popolazione, ma non è un dato rilevante, non gliene frega molto agli italiani. I bambini imparano a giocare, prima alla play station e poi dicono :‘mamma...’

Cosa fanno gli italiani?
Bevono, caffè italiano, che proviene dal Brasile o comunque dal Sudamerica.  Mangiano, mais italiano, quello della polenta, che viene dal Messico.  Preparano, gustosi spaghetti italiani, inventati dai cinesi.  Usano, cifre italiane per dichiarare che chi proviene da fuori non è gradito, naturalmente, via numeri arabi.  I canotti in mare (vedi sopra) non sono graditi e se non sai nuotare, insomma… capisci no? .. non è sempre un problema nostro.  Editano giornali in dialetto che tutti parlano, ma solo due riescono a leggerlo e scriverlo: l’editore e suo cugino. Però molti lo comprano e sono tutti contenti di questa novità editoriale.  Pregano un Cristo che è ebreo e dicono di essere in democrazia, anche questa italiana, detto tra noi, tutti sappiamo che è greca.  Come vedi il “ Made in Italy” impazza ovunque. Insomma sono tutti così interculturali.  La televisone è spazzatura, ma  c`è la raccolta differenziata e si fa quel che si può mio caro… anche in politica tanto destra, come sinistra e centro , fanno le stesse cose, ecco la novità. Quindi.  Come sono gli italiani ?  Ma dai…  gli italiani sono quelli di sempre, sono brava gente, forse più confusi e certamente più ignoranti, ma hanno raggiunto quello che volevano e non si lamentano più come prima, questo è positivo.

Poi ci siamo noi, noi italiani nel mondo, quelli che ce ne siamo andati così tanto per fare, che non siamo più italiani siamo … siamo… emigrati e quindi non esistiamo.
Ma dai, scusa, dove lo trovi un paese generoso e competente come il nostro?
Da nessuna parte! Non gli manca niente agli italiani.
Non manca niente, a nessuno!
Caro amico, ad ogni viaggio, vacanza o ritorno, devo riconquistare tutto. 
Come un conquistador, avvisto i lembi della mia terra e i frammenti di vita, la mia gente e sguaino la mia personale spada pacifista, pro interculturale e anti razzista e mi butto.

Il calendario non esiste, almeno i primi giorni e riappare l’ultima settimana di permanenza come una specie di minaccia familiare, tutti lo guardano e nessuno dice nulla. Raccontare per giorni e giorni, l’Argentina (prima era il Messico): Cosa fai in Argentina?, Com`è la vita là?, Com’è la gente?, Cosa dicono degli italiani?… ci sono momenti in cui ti vien voglia di zittire e mettere su un qualsiasi 45 giri. So che non si può evitare… però come ti stanchi.  Ogni volta riappropiarsi del tempo, tempo feroce, tempo senza ritorno. Ogni volta lo scontro di quei pezzi di tempo che non mi appartengono, perchè non c’ero, ero via, un puzzle conosciuto, però non tuo del tutto anche se porta il tuo nome da qualche parte. Sono convinta, che in realtà, chi emigra, come me, come molti, non lascia mai la sua terra.

Si, mio caro amico, altra novità: in realtà non sono mai partita. Una parte di me, schizzofrenicamente congelata e statica dal 1988, vive la sua “non” emigrazione. Si è aderita come un guanto alle ultime istantanee: l’ultimo caffè, l’ultimo abbraccio frettoloso a Daniele (il grazie, per il biglietto aereo, rimasto intrappolato nelle costole), le lacrime di babbo, lo sguardo di mio nipote, le chiaccherate con mia sorella, la mano di mamma, i miei amici più cari, rivedere Laura dopo 20anni o più, la pizza con Pietro, il gruppo di Teatro di Ancona, i tortelli di zucca … e la frase: ‘Quando torni ?…‘  (pausa) ‘…non lo so !’

Una parte che fa male, sempre nello stesso punto, perchè non c`è e quindi ti manca qualcosa. All’aereoporto, per esempio, devo zittire, quasi soffocare il vuoto che provoca, perchè è un buco nella bocca dello stomaco che cullandosi scatena troppe sensazioni. Resta a casa, lei, immagina, come una entità propria e libera di emozioni, immagina me stessa che se ne va e torna.  Chi resta, i tuoi, come diciamo noi, anche loro emigrano con te, anche loro viaggiano e ti accompagnano, immaginano, si lacerano, però poi piano piano ritornano a casa, perchè restare è diverso. Aspettano. Noi no, il seme lo abbiamo gettato altrove, lontano, io a 14.000 Km da casa, immagina le estensioni delle radici, spesso e comunque divise in due.  Le chiamo, le ripercorro, in quei giorni in cui non sono in nessun posto, non sono in Argentina e neppure in Italia.

A metà strada, metto toppe, dove necessario e dove capita, nella mia elastica elezione di vita e mi perdo tra le ramificazioni. Giorni in cui mi chiedo chi sono e vomito domande senza risposta. La mia parte intanto, quella rimasta in Italia, mi aspetta. Tenace mi aspetta. Eretta e vigorosa, vigila l’orizzonte. Una specie di vedetta lombarda … Paziente e generosa condisce la memoria con tutto quello che trova o c`è, a volte confonde ed inganna e non sempre ricorda bene. Sa che prima o poi, il ritorno, si affaccerà e di nuovo i segni del tempo dovranno essere aggiornati, le immagini, le ultime, ritoccate e appiccicate a chi amo con quella dose di realtà e colla che rende muti: rughe nuove, schiene curve, assenze inaspettate, gioie intense, nascite meravigliose, morti inevitabili, vecchie novità.

Appoderarmi di quella parcella, di quel breve territorio di italianità in cui mi riconosco e ci sguazzo, dove per poche settimane, il verbo “sono” è davvero infinito. Non ho il visto di soggiorno che scade ogni 90 giorni, non sono più categoria “Extra Merco Sud”, il mio accento strano evapora ed il tutto è mio, tutto, anche le fesserie di sempre. Mi riconosco nelle viuzze di Bozzolo, nell’architettura di Mantova, nelle zolle di terra, nel profumo della domenica, nella mia bicicletta, nel freno assordante del treno Milano – Mantova, nei piatti di plastica della Festa dell’Unità, nell’acqua.

Fa persino strano scrivertelo, ma è così, sono fragili sospensioni che ti riconfortano e fanno tanto bene. Fortunata di avere la tecnologia che mi avvicina. Pensa ai nostri emigranti del passato: italiani che non sono potuti tornare, italiani che hanno lasciato tutto e tutti, per sempre, senza poter rivisitare la famiglia, italiani che non hanno più nessuno in Italia, gli italiani che prima avevano solo la lettera come mezzo di comunicazione, italiani che sparsi per il mondo vivono in indigenza, italiani che devono lasciare ancora oggi l’ Italia, perchè l’Italia non c`è e la devono cercare altrove.

Tempo fa “un politico”, dal nome italiano, armato di doppio petto, marca italiana e scarpe, che parlava italiano come io parlo russo, ha definito la nuova emigrazione: emigrazione di nicchia.
Ma quale nicchia? 
Dobbiamo pagare per aver dovuto fare una scelta diversa e comunque necessaria e vitale?
Paghiamo giorno dopo giorno, allora come oggi, la distanza che ci separa ed oltre a questo ci dobbiamo difendere da chi, gomma in mano, sbadiglia cercando di cancellarci per far quadrare i conti dello Stato, di metterci da parte.

Siamo tanti, tantissimi, noi italiani nel mondo e loro se ne ricordano solo in occasioni speciali.  Diventiamo italiani solo ogni tanto? Noi no, noi non dimentichiamo mai chi siamo!

Così, amico mio, solo così mi ricordo il perchè me ne sono andata, la mia memoria diventa chiara e funzionale, per un po`torno in me, riunisco le parti. Ricordo il come, il perchè, il quando della mia decisione. Ricordo quali ideologie non condivido, ricordo le situazioni nelle quali non mi riconosco e mi scontro, le opportunità per pochi, rivedo ciò che c`è da tempo e mi assolvo con formula piena. Come puoi vedere o sospettare la mia essenza si cura, almeno per oggi.

Ho comprato una scheda telefonica, 0039 … : Driiinnnnn, driiinnnnn … Dai…molla il computer, che ti sto chiamando …

Dedicato a tutte/i  gli emigranti
Patrizia Marcheselli